Segnali importanti di ripresa emergono dal rapporto mensile dell’Abi – Associazione bancaria italiana – che raccoglie le informazioni quantitative disponibili al 31 ottobre 2017, fornite direttamente dagli istituti bancari.
Il primo dato significativo consiste nel fatto che, a fine ottobre 2017, l’ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.764,7 miliardi di euro, è nettamente superiore (di quasi 42,5 miliardi) all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, pari a 1.722,3 miliardi di euro.
In particolare sono i prestiti a famiglie e imprese ad essere cresciuti, su base annua, di +0,9%, proseguendo la positiva dinamica complessiva del totale dei prestiti in essere (il tasso di crescita annuo risulta su valori positivi da 21 mesi). Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad. esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).
Sulla base degli ultimi dati ufficiali, relativi a settembre 2017, si conferma la ripresa del mercato dei mutui. L’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie registra una variazione positiva di +3,3% rispetto a settembre 2016 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento).
Ad ottobre 2017, i tassi di interesse applicati sui prestiti alla clientela si collocano su livelli molto bassi: il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,74%, nuovo minimo storico (2,75% il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007).
Minimo storico, al 2,02%, anche del tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni (2,02% anche a settembre 2017, 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso.
Minimo storico anche per il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese risulta pari a 1,35%, era 1,39% il mese precedente (5,48% a fine 2007).
Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a settembre 2017 si sono attestate a 65,8 miliardi di euro; un valore stabile rispetto ai 65,6 miliardi del mese precedente e in forte calo rispetto al dato di dicembre 2016 (86,8 miliardi). In particolare, la riduzione è di oltre 23 miliardi rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi).
Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è ridotto a 3,82% a settembre 2017 (era 4,89% a fine 2016).
In Italia i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, a fine ottobre 2017, di oltre 65,3 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +4,8% su base annuale), mentre si conferma la diminuzione della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per quasi 50,4 miliardi di euro in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -14,6%). La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra ad ottobre 2017 una crescita su base annua pari a +0,9%, era +1,9% il mese precedente. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è cresciuta da 1.549 a quasi 1.722,3 miliardi di euro, segnando un aumento – in valore assoluto – di oltre 173 miliardi.
Ad ottobre 2017 il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è pari in Italia a 0,91% (0,94% il mese precedente) ad effetto:
Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, ad ottobre 2017 risulta pari a 183 punti base (181 punti base il mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (329 punti base a fine 2007). In media nel 2016 tale differenziale è risultato pari a 1,98 punti percentuali (2,11 p.p. nel 2015).
Per visualizzare il rapporto completo clicca qui !