Un anno in chiaroscuro il 2017 per l’amministratore di condominio. Almeno, secondo il parere del presidente di Confai Luigi Ciannilli (in foto), che individua nella cosiddetta auto-amministrazione degli immobili una delle problematiche da risolvere con maggiore priorità nel 2018. Collegato a tale aspetto, la questione dell’evasione fiscale, contributiva e reddituale, assai presente, secondo Ciannilli, tra gli amministratori. Ecco le sue dichiarazioni.
Sarebbe potuto essere, sicuramente, un 2017 migliore per l’intera categoria degli amministratori. Soprattutto se fosse stata data attuazione ai punti ancora ‘ambigui’ della legge 220/2012, meglio nota come legge di riforma del condominio. Mi riferisco in particolare alla numerosa presenza di “auto-amministratori”, un fenomeno che riguarda circa un terzo dei condomini in Italia e per la cui condizione di privilegio presentammo addirittura una proposta di modifica della legge per rendere obbligatorio, anche per questi, almeno l’aggiornamento annuale. Questo, anche a tutela dei condòmini stessi, che nei casi di stabili auto-amministrati, non sarebbero neppure nella condizione di potersi rivalere sull’amministratore, ad esempio in caso di errori che comportassero sanzioni o, peggio, responsabilità penali.
Il rischio del ripetersi di una condizione di non governabilità del Paese, stante il panorama politico che si sta delineando (in questa fase pre-elettorale, ndr) è concreto e rischia di avere evidenti e pesanti ricadute a tutti i livelli.
Fatta questa premessa, se il Governo che si insedierà avesse intenzione di fare un’indagine per scoprire quanta evasione fiscale, contributiva e reddituale esiste nell’ambito del condominio, in particolare negli stabili auto-amministrati, forse si accorgerebbe di quale e quanto recupero riuscirebbe ad assicurare alle casse dello Stato. Ma, soprattutto, si lascerebbe libero il campo ai tanti giovani diplomati e laureati, intenzionati a svolgere in modo professionale (secondo le disposizioni normative legge 220/2012; legge 4/2013 e decreto 140/2014) il lavoro di amministratore condominiale professionista.
Il paradosso è che alle Regioni non è consentito erogare fondi per preparare professionisti, attraverso associazioni riconosciute e iscritte al Mi.S.E., nel settore dell’amministrazione immobiliare, tra l’altro, non dimenticando che il condominio non è più soltanto abitazioni, ma anche centri commerciali, artigianali, industriali. D’altra parte, però, è consentito elargire fondi per la formazione a tutta un’altra serie di soggetti e attività il cui reale e ultimo scopo è quello che i partecipanti abbiano un altro bel pezzo di carta da attaccare nella propria abitazione.