Rinnovati anche a Torino gli accordi territoriali sugli affitti a canone concordato. L’intesa è stata siglata nei giorni scorsi presso l’assessorato al Welfare della del capoluogo piemontese, dalle organizzazioni dei proprietari di immobili (Ape Confedilizia, Uppi, Unioncasa, Confappi, Asppi, Appc, Arpe Federproprietà, Confabitare, Federcasa), da quelle degli inquilini (Sicet, Sunia, Uniat, Aniat-Conia, Unione inquilini) e dall’ente regionale per il diritto allo studio universitario (EDISU).
Le “Nuove regole in materia di contratti agevolati, transitori e per studenti universitari”, sono entrate in vigore a inizio 2017 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del relativo decreto del MIT e del MEF: un provvedimento frutto dell’atteso rinnovo della Convenzione nazionale sui contratti di locazione a canone agevolato, sottoscritta ad ottobre 2016 dalla stragrande maggioranza delle organizzazioni della proprietà e degli inquilini.
Su tali basi, nei giorni scorsi anche a Torino, così come sta accadendo da diversi mesi a questa parte nelle altre città a grande densità abitativa, è stato recepito il rinnovo della Convenzione nazionale con la sigla del locale accordo territoriale.
Come ricorda il Comune di Torino in una nota, i contratti a canone cosiddetto concordato – istituiti dall’articolo 2, comma 3 della legge 431/98 – rappresentano un vantaggio sia per gli inquilini (con affitti ridotti, in media, del 30%), sia per i proprietari, grazie ad un regime fiscale agevolato.
L’intesa odierna offre, tra le altre cose, la possibilità di affittare temporaneamente e con regolare contratto a studenti universitari o a chiunque necessiti di una sistemazione provvisoria e limitata nel tempo, anche di una sola parte del proprio appartamento: un’opportunità che può consentire al proprietario di un ampio alloggio, che deve sostenere notevoli costi di gestione, di ridurre le spese mediante la locazione a persone in cerca di una abitazione per un breve periodo e che non abbiano bisogno di grande spazio.
Oltre che su un costo più basso per le spese destinate alla casa, gli inquilini possono contare su sgravi fiscali (ad esempio, per i lavoratori dipendenti che hanno trasferito o trasferiscono la propria residenza o ai giovani fra i 20 e i 30 anni spetta una detrazione, per i primi tre anni, di complessivi 991,60 euro se il reddito non supera i 15.493,71 euro e di 495,80 se maggiore di tale cifra, ma non superiore a 30.987,41 euro).
Al contempo, i proprietari possono accedere a un regime fiscale agevolato per Imu e Irpef, a un’aliquota ridotta al 10% sulla cedolare secca e, per quanto riguarda l’imposta di registro, a una base imponibile per la sua determinazione calcolata sul 70% del corrispettivo annuo pattuito: una somma di agevolazioni che, di fatto, consentono di compensare lo “sconto” concesso sull’importo dell’affitto.