Contratto di Governo per il Cambiamento: la casa grande assente
“Lasciateci prima lavorare, senza ingerenze e interferenze“. Quella chiesta nelle scorse ore da Luigi Di Maio e Matteo Salvini sull’ultima versione del “Contratto di Governo per il Cambiamento” (quella, per intenderci, che ha riscosso la plebiscitaria approvazione della parte – marginale – di elettorato 5 Stelle e leghista che ha espresso un parere sul suo conto, spianando, di fatto, la strada all’attesa/temuta composizione di un Governo giallo-verde) è sostanzialmente una sospensione del giudizio. Per carità: legittima da parte degli istanti, che si appellano semplicemente (e semplicisticamente) all’assunto secondo cui per valutare un’azione occorre prima che essa di concretizzi. Ma francamente irricevibile. In primis dai partner europei e dalle economie internazionali; a seguire da analisti finanziari, oppositori politici, commentatori giornalistici; e da ultimo (anche se meglio sarebbe invertire l’ordine) dai cittadini. Perché nessun Paese – men che meno uno con la traballante situazione socioeconomica dell’Italia – può permettersi di dar credito a scatola chiusa a dichiarazioni d’intenti (condivisibili o meno) di cui non siano puntualmente indicate garanzie e coperture, nell’immediato e in prospettiva, giusto per vedere l’effetto che fa.
Ma il problema non si limita a questo. Un attento esame dei contenuti di quelle 57 pagine in cui Lega e Movimento 5 Stelle hanno affannosamente cercato di mettere nero su bianco una sintesi dei rispettivi programmi, non può infatti prescindere, paradossalmente, nemmeno da ciò che nel documento non è scritto. E tra gli assenti illustri del “Contratto” ne salta all’occhio uno in particolare: la casa, dal punto di vista della proprietà, del mercato immobiliare e anche in un’ottica di portata condominiale.
L’analisi del “Contratto di Governo”
Premesso che dei 30 articoli non si è ritenuto di dedicarne neanche uno, specificamente, a tale comparto, sono in generale pochi anche soltanto i riferimenti a uno dei temi che maggiormente stanno a cuore agli italiani e che, al contempo, rappresenta un polo economico e sociale di primaria importanza:
- Al punto 4 “Ambiente, green economy e rifiuti zero“, si fa un accenno alle aree terremotate: “ci impegniamo a chiudere la fase dell’emergenza e passare alla fase della ricostruzione con la semplificazione delle procedure, sia per le opere pubbliche che per la ricostruzione privata“; poi si rimette mano alla questione irrisolta delle nuove edificazioni: “È inoltre indispensabile fermare il consumo di suolo (spreco di suolo) il quale va completamente eliminato attraverso un’adeguata politica di sostegno che promuova la rigenerazione urbana. A questo proposito vanno promosse azioni di sostegno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edilizio esistente, favorendo la rigenerazione urbana e il retrofit (riqualificazione energetica) degli edifici“; infine si fa riferimento all’efficienza energetica: “Gli immobili capaci di autoprodurre energia rappresentano la sfida del futuro. In questo senso deve essere orientata anche l’edilizia residenziale pubblica“.
- Al punto 16 “Ministero per le disabilità“, si puntualizza che “Occorre implementare una politica per la vita indipendente” che favorisca l’accesso delle persone con disabilità ad abitazioni di recente concezione o costruzione. Servono politiche di housing sociale che coinvolgano il privato e introducano, negli oneri di urbanizzazione, quote da riservarsi alle persone con disabilità“.
- Al punto 23 “Sicurezza, legalità e forze dell’ordine“, si parla invece di occupazioni abusive: “I dati sulle occupazioni abusive indicano che esistono circa 48.000 alloggi detenuti illegalmente. Non esiste un catasto delle abitazioni occupate. Molte, infatti, appartengono all’edilizia pubblica; una minima parte sono invece di privati e questo ha reso più difficile censirle. Nei confronti degli occupanti abusivi è necessario velocizzare le procedure di sgombero attraverso l’azione ferma e tempestiva qualora non sussistano le condizioni di necessità certificate. L’accertamento dello stato di necessità è di competenza dell’Azienda Sanitaria Locale e dei Servizi Sociali territoriali, che dovranno attestare le condizioni psico-fisiche deficitarie e l’incapacità oggettiva del soggetto a procurare il necessario sostentamento per sé ed eventualmente per la propria famiglia. Le sole condizioni di difficoltà economiche non possono mai giustificare l’occupazione abusiva. Gli occupanti abusivi stranieri irregolari vanno rimpatriati“.
- Poi, ovviamente, c’è l’ampia pagina fiscale (punto 11 “fisco – flat tax e semplificazione“) che potrebbe avere ripercussioni, tra le tante, anche sul rinnovo delle detrazioni edilizie a seguito della potenziale introduzione della flat tax “ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta, in armonia con i principi costituzionali. In particolare, il nuovo regime fiscale si caratterizza come segue: due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite IVA, imprese e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000,00 euro sulla base del reddito familiare. È necessario intervenire per l’abolizione dello spesometro e del redditometro, strumenti anacronistici e vessatori di rilevazione del reddito, confermando la contrarietà a misure di tassazione di tipo patrimoniale“.
Certo, nel testo del “Contratto di Governo” figurano anche altri riferimenti, soprattutto al tema dell’efficienza energetica; ed è pur vero che si tratta di una bozza programmatica, che in quanto tale, inevitabilmente, non può scendere eccessivamente nel dettaglio di ogni misura prevista. Tuttavia, il diffuso silenzio sul settore residenziale e immobiliare pare quanto mai inopportuno e assordante; e, non a caso, non è passato inosservato alle rappresentanze del comparto. Prima fra tutte, Federproprietà, che per voce del presidente Massimo Anderson, e anche a nome del Coordinamento Unitario dei Proprietari Immobiliari (Federproprietà, Confappi, Uppi, Movimento per la difesa della casa), ha sottolineato già nei giorni scorsi come nel testo “non si evidenziano le soluzioni dei reali problemi della casa:
- non vi è il progetto casa-abitazione per le fasce deboli;
- non si prevedono provvedimenti urgenti per la ricostruzione nelle zone terremotate;
- non esistono provvedimenti che disciplinino la messa in sicurezza degli edifici sia pubblici che privati;
- nessuna disposizione per l’estensione della cedolare secca ai contratti di locazione del settore non abitativo;
- non vi sono provvedimenti che prevedano la riduzione di tasse e balzelli sulla casa.
Ci auguriamo che si tratti di una dimenticanza e che questi provvedimenti trovino poi concretizzazione nell’azione di Governo“.
La quale – aggiungiamo noi – ammesso che trovi una stabilità e una durata ragionevoli dovrà inevitabilmente mettere mano, tra le tante, anche alla materia immobiliare e condominiale; quest’ultima, in particolare, quanto mai sospesa tra un passato recente dal bilancio in chiaroscuro, e un futuro prossimo ricco tanto di prospettive quanto di incertezza.