Se lo stop all’immigrazione da una parte e il reddito di cittadinanza dall’altra sono di gran lunga gli slogan più gettonati del governo giallo-verde, sul versante fiscale le parole d’ordine sulle quali si stanno confrontando grillino e leghisti sono principalmente due: pace fiscale (alias condono) e flat tax (perlomeno in una declinazione differente da quella già esistente).
Ebbene, a quest’ultima promessa elettorale sta prestando non poca attenzione il mondo associazionistico della proprietà immobiliare. Chi dettandone l’agenda, chi lodandola a prescindere. Di seguito, le dichiarazioni del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, così come riportate sulla pagina Fb di Confedilizia Imperia; e quelle del segretario nazionale Appc Flavio Maccione.
Come illustra il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa “Il Sottosegretario Edoardo Rixi ricorda il successo ottenuto da una flat tax da tempo in vigore nel settore immobiliare, la cedolare secca sugli affitti abitativi. In effetti, il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva, allegato alla nota di aggiornamento del Def 2017, evidenzia che, a partire dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti abitativi, il divario fra gettito teorico e gettito effettivo del comparto (cosiddetto ‘tax gap’) è diminuito del 42% e la propensione all’inadempimento (ad elusione ed evasione, in sostanza) si è ridotta del 40%.
Anche alla luce di questi risultati – commenta Spaziani Testa – Confedilizia propone che il primo passo della flat tax prevista nel contratto di governo contenga l’introduzione della cedolare per i locali commerciali. Si tratterebbe di una misura pro-crescita, richiesta anche dalle associazioni dei commercianti e degli artigiani, che permetterebbe nello stesso tempo di affrontare un problema che sta assumendo contorni gravissimi: quello dell’aumento inarrestabile del numero dei locali commerciali abbandonati, dovuto anche all’assenza di qualsiasi redditività per i piccoli risparmiatori che ne sono proprietari-locatori”.
Quindi, la chiosa: “Il settore immobiliare si attende dalla prossima legge di bilancio un segnale di attenzione. Se questo fosse dato dal completamento della flat tax sugli affitti – nel tempo condivisa in modo trasversale dalle maggiori forze politiche – gli effetti benefici per l’economia intera si farebbero sentire molto rapidamente”.
“Lo scorrere inesorabile del tempo, le compagini governative che si succedevano, la ferma tenacia dell’Appc, che sottolineava come l’imposizione fiscale sugli immobili deprimesse tutto il comparto immobiliare e la conseguente rivendicazione di un cambio di rotta con un alleggerimento del carico fiscale del mattone, che aveva messo in ginocchio tutto il settore immobiliare, con una perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro: questo lo scenario in cui chi faceva questa richiesta- denuncia era considerato un vero marziano”. Ad affermarlo, Flavio Maccione, segretario generale di Appc, secondo il quale “Oggi con una certa soddisfazione possiamo riscontrare un dibattito all’interno delle forze politiche, che costituiscono il nuovo Governo. Infatti è stata prospettata l’ipotesi di elaborare una riforma che prenda in considerazione due aliquote nel rispetto della progressività e lasci alle fasce deboli una cosiddetta no tax area”.
“Quanto alle percentuali d’imposta – precisa Maccione – il dibattito è aperto: non ci si confronta su una sola aliquota, contro le attuali cinque, ma su almeno due: 15% fino a redditi di 80.000 euro e 20% per quelli superiori, quindi flat tax o dual tax? Importante è che il confronto apra al principio della progressività, che sarà attuato anche attraverso un insieme di deduzioni”.
“Peraltro – sottolinea il numero uno di Appc – in aiuto ad un nuovo corso della fiscalità immobiliare sono già intervenuti economisti di grande fama, da Friedman a Nicola Rossi, che ha rilanciato la tassa piatta costituita da un’unica aliquota, ipotizzata al 25%, ma l’ipotesi ha fatto e farà ancora discutere molto. La semplificazione fiscale, comunque, porta con sé delle certezze: spinge senz’altro lo sviluppo e la crescita e costituisce elemento disincentivante per l’evasione”.
E la proprietà, nello specifico, come se ne gioverebbe? “Trarrebbe di certo vantaggi da un sistema più fluido, meno oppressivo, anche se in qualche settore come quello dell’affitto, soprattutto quello rivolto al canale agevolato, con tassazione secondo cedolare secca che, oggi, gode di una favorevole aliquota al 10%, risulterebbe più svantaggiato”.
Un’ultima considerazione di carattere politico: “L’Appc, quando caldeggiava la tassa unica, era scollata da tutte le forze politiche, ora, con un certo compiacimento, constata che qualcosa eppur si muove. Il fatto di poter pensare e sperare che tasse, che si esplicitano in innumerevoli aliquote e miriadi di regole a seconda degli enti locali, cui fanno capo, vedasi IMU e Tasi, possano essere aggregate in unica tassa e che le forze di governo stanno in qualche modo prendendo in considerazione una riforma fiscale, significa che si comincia, veramente, a comprendere che è necessario un rilancio dell’economia del mattone. Mattone che non è stato mai così asfittico, mattone che produce sviluppo e crescita e che può attrarre investimenti anche dall’estero: una nuova imposizione fiscale rende, certamente, più appetibili gli investimenti nell’immobiliare. Grazie ad una attenta riforma del sistema tributario si produrrebbe una vera rivoluzione copernicana, portando, appunto, al centro il mattone. Se le forze politiche, sapranno mettere in atto e gestire l’opportunità di questo cambiamento, i risultati del gettito fiscale potrebbero andare molto meglio anche rispetto alle più rosee aspettative. Pagare meno, ma pagare tutti potrebbe essere la vera panacea per il problema della tassazione”.