[A cura di: dr. Jean-Claude Mochet – pres. Comm. fiscale naz. Uppi] È ancora lungo e tortuoso il percorso che dovrà affrontare la legge di bilancio per il 2019, date le scarse convergenze con l’Europa. Ma sono già tante le novità previste, e purtroppo all’orizzonte tanti sono anche gli aumenti, soprattutto per i piccoli proprietari immobiliari.
Appare ormai certo lo sblocco della leva fiscale che permetterà a molti Comuni italiani di aumentare le aliquote IMU, TASI e TARI dal 2019. Se tale sblocco avvenisse, verrebbero meno tutti i provvedimenti legati alla legge di bilancio 2016, prorogati fino al 31 dicembre 2018, che vietavano ai Comuni di alzare le aliquote delle imposte locali. Naturalmente la preoccupazione riguarderebbe l’entità di tali rialzi.
Inoltre, tra gli emendamenti presentati in Commissione Bilancio, vi è la proposta di inserire una nuova IMU che incorpori sia l’imposta municipale unica, sia la TASI, la tassa sui servizi indivisibili. L’emendamento presentato da una parte della maggioranza trova ovviamente il favore dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
La nuova IMU prevedrebbe un’aliquota unica, e qui le preoccupazioni si farebbero più concrete, poiché, in base al disegno dell’emendamento, essa potrebbe arrivare all’11,4 per mille: aliquota al momento in vigore nei Comuni che, nel 2014, avevano votato una maggiorazione della TASI, poi congelata, di anno in anno dalle varie leggi di Bilancio che proibivano un incremento di aliquote. Al netto di tutto ciò, la nuova IMU avrebbe il vantaggio di permettere la “precompilata”: infatti, se davvero si riuscisse a semplificare tutto l’impianto IMU-TASI, i contribuenti potrebbero ricevere un unico bollettino con il versamento necessario.
È evidente che, se questa proposta passasse, il rischio sarebbe quello di un rincaro per i proprietari immobiliari che, tra l’altro, si dovrebbero far carico anche della quota, generalmente dal 10 al 30% della TASI, finora pagata dagli inquilini.
La nuova patrimoniale potrebbe essere il prezzo che il Governo Conte dovrà pagare per far digerire la legge di bilancio a Bruxelles? Noncurante della sovranità nazionale, il Fondo Monetario Internazionale ha in più occasioni suggerito, ma sarebbe meglio dire imposto, all’Italia una maggiore tassazione sulla proprietà immobiliare e sui risparmi, chiedendo, inoltre, l’introduzione di una super-patrimoniale.
L’Uppi, dal canto suo, ha più volte segnalato che le tasse sulla casa hanno superato i 50 miliardi di euro e dal 2012, con l’introduzione dell’IMU; la tassazione sugli immobili è triplicata passando da 9 a 25 miliardi di euro e solo un alleggerimento della tassazione sulla proprietà immobiliare consentirà al settore di riacquistare spinta e di giovare all’economia del Paese intero permettendo al PIL di riprendere a crescere.
La strada percorribile potrebbe essere quella di sostituire la tassazione patrimoniale, che in Italia ha ormai raggiunto livelli insostenibili, con un aumento dell’addizionale comunale Irpef e con l’introduzione di una tassa sui servizi comunali (c.d. service tax) rivolta a tutti i fruitori, non concentrandosi solamente sulla proprietà immobiliare.