L’amianto ed i materiali contenenti amianto (MCA) sono stati largamente utilizzati su tutto il territorio nazionale fino agli anni ’90. Infatti l’Italia, in passato, è stato tra i maggiori produttori mondiali di amianto e di MCA. Il minerale si estraeva nella più grande miniera di amianto d’Europa, ubicata a Balangero in Piemonte, e nel Comune di Emarese in Valle D’Aosta. Dal dopoguerra risultano estratte in Italia circa 3.800.000 t di amianto grezzo, ed un’importazione di circa 1.900.000 t. L’amianto veniva lavorato in diversi stabilimenti industriali, disseminati su tutta la penisola, per produrre molteplici tipologie di manufatti. Nel 1992 l’Italia ha bandito l’estrazione e l’impiego del minerale, classificato come cancerogeno nel 1973, ma tuttora permangono sul territorio nazionale numerosi siti industriali e civili con presenza di MCA, ancora da bonificare.
Il d.m. 06/09/1994 distingue i MCA in:
I MCA compatti hanno particolare resistenza meccanica, resistenza all’attacco chimico, resistenza ignifuga, resistenza refrattaria, anticondensa, fonoassorbenza, rigidità dielettrica, termoisolanza, antirombo.
Tra i MCA compatti, le coperture in cemento amianto sono quelle che hanno avuto maggiore diffusione su scala nazionale.
I principali settori e attività economiche in cui si riscontra il loro maggiore utilizzo sono: allevamento, artigianato, difesa militare, edilizia, industrie (metalmeccaniche, metallurgiche), etc..
Ai fini dell’individuazione della loro corretta procedura di bonifica bisogna valutare lo stato di degrado utilizzando gli indicatori descritti nel d.m. 06/09/1994. I principali sono:
Ad oggi vengono utilizzati specifici algoritmi per il calcolo dello stato di degrado delle coperture in cemento amianto (Amleto, algoritmi delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Friuli Venezia Giulia, etc.), che tengono conto di ulteriori fattori e delle condizioni ambientali al contorno (anno di messa in posa, presenza di luoghi ad elevata frequentazione, prossimità di abitazioni, etc.).
La bonifica delle coperture in cemento amianto viene necessariamente effettuata in ambiente aperto, non confinabile e pertanto deve essere condotta limitando il più possibile la dispersione di fibre in aria.
I metodi di bonifica citati nel d.m. 06/09/1994, principalmente applicati per le coperture in cemento amianto sono i seguenti:
Nel caso di interventi di incapsulamento o sovracopertura è necessario attivare uno specifico “Programma di manutenzione e controllo” atto a verificare l’efficacia e l’integrità degli stessi interventi. I materiali rimossi devono essere allontanati dal cantiere il prima possibile e giornalmente deve essere effettuata una pulizia ad umido e/o con aspiratori a filtri assoluti della zona di lavoro e delle aree del cantiere eventualmente contaminate.
Ai sensi del d.lgs. 81/08, in siti con presenza di MCA è necessario adottare Dispositivi di protezione collettiva (DPC) ed individuale (DPI), definiti a seguito della valutazione dei rischi sito specifica.
Preliminarmente a qualsiasi attività di bonifica bisogna prevedere come misura di prevenzione la delimitazione dell’area di cantiere, con affissione di idonea cartellonistica antintrusione e pericolo di inalazione di fibre di amianto. La bonifica delle coperture in cemento amianto comporta oltre al rischio specifico legato all’amianto, anche quello di caduta dall’alto per sfondamento delle lastre. Devono dunque essere adottati idonei DPC quali paratie, reti anticaduta, linee vita, ancoraggi o ponteggi metallici fissi, ponteggi mobili su ruote, piattaforme autosollevanti, etc.. In caso di camminamento lungo le coperture, devono essere realizzate idonee opere provvisionali atte a garantirne la calpestabilità.
Per la tutela della salute degli operatori del settore è obbligatorio l’uso di specifici DPI di terza categoria, destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente. In particolare si consiglia per la bonifica delle coperture l’utilizzo di:
In caso di rischio di cadute dall’alto, deve essere prevista l’adozione di DPI specifici (imbragatura di sicurezza, eventuale elmetto con sottogola, etc.).
In caso si operi in assenza di specifica Unità di Decontaminazione Personale (UDP), bisogna togliere la tuta sempre indossando la maschera e rispettando l’ordine delle seguenti azioni:
a. prima della svestizione, inumidire la superficie esterna di tuta, guanti e calzari con acqua (spruzzata/nebulizzata);
b. rimuovere il nastro adesivo utilizzato per la sigillatura dei guanti e delle calzature con la tuta;
c. togliere i guanti;
d. togliere la tuta avendo cura di arrotolarla dall’alto verso il basso e verso l’esterno;
e. sfilare la tuta dalle calzature;
f. riporla immediatamente in busta monouso chiusa insieme al nastro adesivo rimosso di cui al punto b) ed ai guanti;
g. gettare la busta in apposito sacco chiuso, da riporre successivamente in Big-Bags;
h. rimuovere le calzature da lavoro, precedentemente pulite molto bene con acqua.
Da ultimo, si può rimuovere la maschera (da lavare attentamente se riutilizzabile o da smaltire se monouso).
Per interventi su superfici di rilevante estensione e previsti su più giornate di lavoro, sarebbe opportuno l’utilizzo di una UDP.
I RCA prodotti dalle attività di bonifica delle coperture in cemento amianto devono essere classificati ai sensi del d. lgs. 152/2006 e s.m.i. con il codice C.E.R. “17.06.05* – Materiali da costruzione contenenti amianto”; essi possono essere conferiti presso deposito temporaneo in cantiere, deposito preliminare o smaltiti in discarica (d.m. 248/2004 e d.m. 27/09/2010):
Si ricorda inoltre che i DPI contaminati da amianto utilizzati per tali bonifiche devono essere classificati con il codice C.E.R. “15.02.02* – Assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi contaminati da sostanze pericolose”, confezionati separatamente dai RCA prodotti ed avviati alle medesime destinazioni.