[A cura di: Fondazione Inarcassa] Si è tenuto a Roma l’incontro promosso dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, in collaborazione con Fondazione Inarcassa (la Fondazione Architetti e Ingegneri liberi professionisti iscritti ad Inarcassa). Al centro della riunione, la necessità della definizione a livello nazionale di una legge in materia di equo compenso per la tutela dei professionisti, la difesa della dignità delle libere professioni e per la qualità del loro lavoro e il futuro del nostro Paese.
Sulla scorta delle positive esperienze delle Regioni Toscana, Puglia, Calabria e Sicilia – che hanno approvato specifiche leggi regionali in materia di equo compenso – l’incontro è stata l’occasione dunque per la discussione di una proposta di legge, da incardinare a livello nazionale, in materia di equo compenso per i liberi professionisti.
A prendere parte all’incontro sono stati, per le Assemblee regionali, Vito Santarsiero presidente del Consiglio Regionale della Basilicata; Arturo Bova consigliere della Calabria; Giovanni Malanchini consigliere segretario della Lombardia; Gianluca Cefaratti vice presidente del Consiglio regionale del Molise; e Maurizio Colman consigliere del Veneto.
Per la Fondazione Inarcassa, il presidente Egidio Comodo, il consigliere Antonio Guglielmini e l’avv. Michele Mammone. Sono intervenuti il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli (FdL) e i deputati Chiara Gribaudo (Partito Democratico) e Luca Pastorino (LEU). Hanno, inoltre, espresso apprezzamento per l’iniziativa l’on. Andrea Mandelli (FI) e il sen. Agostino Santillo (M5S).
“Quella che stanno vivendo gli ingegneri e architetti liberi professionisti è una situazione economica ed occupazionale estremamente preoccupante – spiega il presidente di Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo –. Dal 2007 al 2016 la contrazione reddituale degli ingegneri e architetti liberi professionisti è stata del 32% per gli under 40 e del 47% per gli over 40. Ma sono comunque i giovani i più colpiti, se pensiamo che il reddito di un giovane professionista under 40 si attesta a malapena sui 14 mila euro annui. L’abrogazione dei tariffari minimi e la grave crisi economica degli ultimi anni hanno deteriorato fortemente la condizione dell’intera categoria. Senza considerare la pratica dell’offerta economica al massimo ribasso e l’assenza di parametri che giudichino l’equità del compenso previsto che hanno determinato un impoverimento della competitività, con inevitabili ripercussioni sulla qualità delle prestazioni erogate ai cittadini”.
Secondo Vito Santarsiero “è importante che si possa arrivare ad una legislazione nazionale che faccia sintesi dell’accelerazione che è venuta dalle Regioni e che contenga i tre principi cardine delle leggi regionali in materia di equo compenso: la tutela delle professioni, la qualità della prestazione e la lotta all’evasione fiscale”.