Nei mesi scorsi abbiamo ospitato su questo sito, e sulle pagine di Italia Casa, la lettera aperta con la quale, nella veste di promotrice del Registro degli amministratori condominiali e immobiliari presso il Ministero della Giustizia, spiegava le ragioni della propria posizione, nonché l’utilità di tale strumento a tutela della categoria. Oggi, Federica De Pasquale (in foto) torna ad intervenire, seppur indirettamente, sulla questione, prendendo spunto dalla Legge europea 2018, votata nei giorni scorsi dalla Camera e in attesa di approvazione definitiva da parte del Senato, che – semplificando – apre ufficialmente agli agenti immobiliari le porte dell’amministrazione condominiale.
Ecco le sue considerazioni.
[A cura di: Federica De Pasquale] Volendo utilizzare una metafora calcistica, direi che prima di pensare alla difesa ad oltranza della propria squadra è prioritario tutelare e difendere la categoria dei calciatori. Questo è quello che hanno fatto le associazioni degli agenti d’intermediazione immobiliare riuscendo ad inserire nella cosiddetta Legge europea 2018 – “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”– un articolo (Disposizioni in materia di professione di agente d’affari in mediazione – Procedura di infrazione n. 2018/2175) che va a modificare il comma 3, dell’art. 5 della legge 39/1989.
L’articolo 2, inserito nella Legge Europea 2018 che non troverà sicuramente ostacoli ad essere approvata senza ulteriori modifiche al Senato in terza lettura nelle prossime settimane, recita testualmente:
«L’esercizio dell’attività di mediazione è incompatibile con l’esercizio di attività imprenditoriali di produzione, vendita, rappresentanza o promozione dei beni afferenti al medesimo settore merceologico per il quale si esercita l’attività di mediazione, nonché con l’attività svolta in qualità di dipendente di ente pubblico o privato, o di dipendente di istituto bancario, finanziario o assicurativo ad esclusione delle imprese di mediazione, o con l’esercizio di professioni intellettuali afferenti al medesimo settore merceologico per cui si esercita l’attività di mediazione e comunque in situazioni di conflitto di interessi».
Vengono così sbloccati numerosi divieti che hanno impedito agli agenti immobiliari di svolgere determinate attività di natura più imprenditoriale e professionale, aprendo loro le porte ad una visione di agenzia immobiliare multiservizi. Una sorta di “centro commerciale immobiliare” dove entrando si dovrebbe trovare tutto quello che occorre, magari anche numerose offerte che la legge dei grandi numeri permette di realizzare per fidelizzare il cliente.
Tutto lecito, sia chiaro. Il “prendi tre paghi due” è nella logica commerciale del mondo globalizzato in cui viviamo.
Tra le attività che potranno svolgere gli agenti immobiliari, appena la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ci sarà anche quella della gestione immobiliare e condominiale: comparto in cui sono dunque riusciti ad entrare in modo fortemente competitivo, trattandosi anche di una categoria tradizionalmente capace di far valere il proprio peso nei confronti delle istituzioni.
È noto che non vi è zona nelle nostre città in cui non vi sia almeno un’agenzia immobiliare su strada, così come è noto a tutti, o quasi, che per svolgere la professione di amministratore di condominio serva ben poco, non avendo il legislatore mai voluto normare l’accesso a questa attività istituendo un albo o in modo comunque più appropriato rispetto a come è stato fatto anche con la legge 220/2012. Altrettanto noto è che questa categoria, senza alcun tariffario e remunerata in modo inadeguato, è oggi vessata da tantissime incombenze che per essere svolte richiedono una preparazione manageriale.
Lo scenario che si prospetta, a mio modesto avviso, vede la bilancia, che fino a questo momento si era riusciti a tenere più o meno in equilibrio, pendere a favore degli agenti immobiliari e a danno degli amministratori di condominio, già solo per il fatto che le agenzie immobiliari, all’indomani dell’entrata in vigore della Legge Europea 2018, sono già organizzate in modo capillare, con sedi ovunque ed anche strutturate per ampliare la loro attività.
A questo punto, se le associazioni degli amministratori immobiliari e condominiali vogliono continuare la loro attività, è inevitabile che vadano oltre la difesa della propria sigla e decidano seriamente di “fare squadra”, ragionando nell’interesse primario della categoria degli amministratori professionisti, a vantaggio anche della popolazione che abita in condominio: non poca, considerando che parliamo di oltre 1.200.000 edifici.
“L’onda della globalizzazione immobiliare” rischia di essere uno tsunami, se non si agisce uniti ed in fretta. Occorre tutelare la volontà ancora predominante nei condòmini italiani che, a differenza di quelli stranieri, privilegiano il rapporto fiduciario che si instaura direttamente con il singolo amministratore e sono molto restii nell’affidare la gestione dell’immobile a società multiservizi. Anche per preservare questo aspetto professionale, invito i presidenti delle associazioni più critici sulla mia storica proposta di istituire presso il Ministero della Giustizia il “Registro degli Amministratori immobiliari e condominiali” a rivedere la loro posizione.
Davanti a questo nuovo panorama che si sta delineando, ritengo che il Registro, con tutti i paletti necessari a tutela dei professionisti, unitamente ad una sostanziale modifica del D.M. 140/2014 che regolamenta la formazione dell’amministratore, rappresentino una priorità per arginare in parte quest’onda anomala. Considerando, poi, la disponibilità dimostrata dal Sottosegretario al Ministero della Giustizia, Jacopo Morrone, nel voler regolamentare e riconoscere meglio la professione dell’amministratore condominiale e nel continuare a sostenerlo sulle iniziative che vorrà intraprendere in questa direzione, mi permetto di consigliare ai presidenti nazionali delle associazioni degli amministratori di non perdere anche questo treno: potrebbe essere l’ultimo!