Dopo le rassicurazioni anche televisive da parte del ministro Tria (peraltro, ricordiamolo, l’unico dato il suo ruolo, davvero titolato a parlare di politiche economiche, a fronte delle dichiarazioni rilasciate con cadenza ormai oraria dai due vicepremier, ndr.) la proprietà immobiliare può tirare un (parziale) sospiro di sollievo, visto che, almeno per il momento, sembra scongiurata l’ipotesi dell’istituzione già nel 2019 di una patrimoniale sulla casa per finanziare la flat tax.
Positivo, in tal senso, il commento di Federproprietà: “Prendiamo atto con soddisfazione delle dichiarazioni di esponenti del Governo di non introdurre alcuna ulteriore tassa sulla casa, nella speranza che non si tratti di una dichiarazione pre-elettorale, ma che tale impegno resti un punto fermo per la politica attuata dalla coalizione di Governo”.
L’associazione rimarca anche che “non c’è nel Documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 aprile, alcun riferimento a patrimoniali, che già gravano sul patrimonio immobiliare per 21 miliardi tra IMU e TASI mentre in totale dalle patrimoniali lo Stato e i Comuni incassano circa 45 miliardi l’anno. Le decise prese di posizioni di Federproprietà e Uppi dei mesi scorsi sono servite ad allargare la platea dei contrari ad una tassazione iniqua che colpirebbe soltanto coloro che con grandi sacrifici hanno acquistato un’abitazione per sé, la propria famiglia e i figli. Una ulteriore patrimoniale sul mattone non ridurrebbe le ingiustizie, anzi le aumenterebbe a danno di cittadini che pagano regolarmente le tasse allo Stato, alle Regioni ed ai Comuni. Il Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari si augura che, passata la fase elettorale, nella elaborazione, in ottobre, della legge di bilancio non ci siano ripensamenti”.