Al tavolo tecnico convocato dall’on. Jacopo Morrone per il 2 maggio, a Roma, prenderà parte anche l’UNAI di Rosario Calabrese, tra le principali associazioni del mondo condominiale ad essersi schierate “contro” il registro degli amministratori. Nonostante ciò (o forse proprio per questo) la presenza dell’Unione nazionale amministratori immobiliari, è confermata: “Abbiamo il dovere di esserci – ha chiarito Calabrese – per rispetto nei confronti della categoria e dei nostri associati. Peraltro, se non partecipiamo, lasciamo che siano gli altri a decidere”.
Dalla “lista degli invitati”, tuttavia, sono soprattutto le assenze di alcune associazioni a destare qualche perplessità. Secondo il presidente Unai, “l’errore è dovuto al fatto che è stato utilizzato come elenco di riferimento quello delle associazioni iscritte al Ministero dello Sviluppo Economico il quale, peraltro, non ne certifica la professionalità, ma soltanto il fatto che abbiano attivato strumenti a tutela del consumatore e per la qualità dei servizi resi”.
Quanto alle tematiche che saranno affrontate, pare evidente che la principale sia quella relativa, appunto, all’ipotesi di istituire il cosiddetto registro degli amministratori di condominio. “Anche se non è esplicitamente scritto nella lettera di convocazione, è ovvio che si parlerà di questo” ha commentato Calabrese, precisando: “Diverse associazioni si sono riunite, credo proprio l’anno scorso di questi tempi, invitando il Sottosegretario a discutere del registro, e illustrando ciascuna le ragioni per cui, a loro modo di vedere, fosse necessario. Il Ministero, però, non si è mai preso la briga di verificare la rappresentatività di queste associazioni e le motivazioni alla base di questa richiesta”.
Come tutelare, dunque, la categoria, secondo l’Unai? “Noi, da sempre, chiediamo che venga istituito un albo, o in alternativa che le associazioni di categoria possano essere riconosciute mediante la direttiva 2005/36/CE. In particolare, sono tre i motivi principali per i quali preferiamo l’albo: la prima è che esso prevedrebbe che vi sia un ente di tutela esterno a certificare i requisiti delle associazioni, mentre oggi personaggi che non hanno neanche le competenze per fare l’amministratore si eleggono presidente. La seconda è che non avremmo più incursioni da parte di iscritti ad altri albi, ivi compresi gli agenti immobiliari. La terza ragione – conclude Calabrese – è che l’albo ci consentirebbe di pretendere il rispetto per questa professione, ancora troppo bistrattata”.