Per gli italiani, la casa continua ad essere un bene rifugio, ma all’aumento delle compravendite registrato nel 2018 fa da contraltare – come consuetudine negli ultimi anni – un nuovo calo dei prezzi.
È quanto emerge dal Report immobiliare urbano Fiaip, presentato a Roma dal vice presidente nazionale vicario Fiaip e presidente del centro studi, Mario Condò de Satriano, insieme al presidente nazionale Fiaip, Gian Battista Baccarini e a Federico Testa, presidente Enea, Franco D’Amore, vice presidente I-Com, Luigi Gabriele, Adiconsum ed Antonio Disi, Enea:
Nel 2018 sono cresciute del +6,6% le compravendite nel settore residenziale, fenomeno che si è registrato in particolar modo nell’ultimo semestre dell’anno. I dati in territorio positivo nel 2018 per Fiaip sono favoriti dai buoni valori reddituali registrati in alcune città capoluogo di regione, dove vi è un buon incremento degli investimenti immobiliari, spinti per lo più da acquisti di immobili da mettere a reddito mediante le locazioni brevi soprattutto nelle città d’arte e nelle località ad alta vocazione turistica.
A spingere l’aumento del numero delle compravendite, oltre all’aumento degli immobili aggiudicati in asta, il mantenimento da parte degli istituti di credito di tassi di interesse molto convenienti, concorre anche l’aumento del numero di immobili offerti sul mercato dai privati che non riescono a sostenere il peso dell’alta tassazione sui loro beni immobili. I risparmiatori italiani, valutando gli scarsi rendimenti dei titoli di Stato, la volatilità dei mercati mobiliari si sono rifugiati nell’investimento immobiliare, visto che molte transazioni immobiliari sono state realizzate come investimenti alternativi di medio lungo termine, rispetto a quelli finanziari.
A causa dell’alta tassazione, la maggioranza delle transazioni sconta un differenziale negativo del 25%, tra richiesta e prezzo di vendita. Oltre alla diminuzione dei prezzi delle case -2,52%, sono in territorio negativo anche i valori di uffici (-4,67%), negozi (-4,18%) e capannoni (-5,35%). Isola felice, Milano, dove l’aumento dei valori immobiliari +6,2% grazie anche al piano di rigenerazione urbana avviato sin dai tempi dell’Expo.
Aumenta del 20% il numero delle transazioni operate mediante agenti immobiliari: chi intende acquistare o vendere casa, in un momento di profonda crisi del settore, si rivolge ad un professionista, per cercare di individuare il valore immobiliare più probabile, per una vendita in tempi brevi o per essere certo di acquistare a prezzi di mercato.
Per quanto riguarda le locazioni, rispetto all’anno precedente, si registra un aumento dei contratti di locazione, in netta crescita con un volume per il residenziale del + 2,39%, aumento spinto principalmente dalla cedolare secca. Aumento dello 0,32% anche per i negozi, mentre si registra ancora un segno negativo per uffici e capannoni. Anche per le locazioni abitative i prezzi medi hanno subito una flessione moderata (-1,50%), mentre permane una forte diminuzione dei valori per il settore commerciale: la diminuzione arriva al 4,82% per i capannoni.
“Le compravendite nel residenziale sono arrivate a sfiorare quasi quota 580mila, con un buon incremento rispetto al 2017 – sottolinea Mario Condò de Satriano -. A fronte di un 2019 ancora incerto, si fotografa un mercato immobiliare che segna un progressivo cambiamento di passo, ma che non evidenzia, ad oggi, una crescita consolidata. L’aumento della domanda immobiliare e delle compravendite, in particolar modo nei comuni capoluogo, arriva in un momento di forte incertezza per i mercati, in cui vi è un rallentamento economico globale in atto. Sull’andamento del mercato immobiliare italiano ha pesato il lungo periodo di incertezza politica, il contestuale innalzamento dello spread e permangono i timori sul debito italiano e sulle prospettive macroeconomiche entro le quali verrà scritta la prossima manovra di bilancio. Si fotografa un mercato immobiliare che, nonostante il costante aumento delle transazioni immobiliari, evidenzia tutta la sua fragilità, con l’assenza di una crescita dei valori, rispetto al resto d’Europa”.
Dal canto suo, dichiara il presidente nazionale Fiaip, Gian Battista Baccarini, pone l’accento sulla “zavorra fiscale che grava ancora troppo sulla casa, causando effetti che non permettono all’immobiliare di essere il vero motore dell’economia del Paese, così come accade invece in tutto il resto d’Europa. Siamo convinti da tempo che il mattone sia lo strumento ideale per dare stimolo allo sviluppo economico del Paese in grado di invertire la dinamica di contenimento della crescita economica nazionale. Per il settore, dopo l’avvio della cedolare secca per le locazioni di negozi, che pure necessita di miglioramenti è necessario ora proseguire nella direzione giusta introducendo una flat tax per tutte le tipologie contrattuali per l’affitto. Al Paese serve un Piano Nazionale di riforma strutturale del comparto attraverso una riduzione reale e un riordino complessivo della fiscalità immobiliare che renda nuovamente attrattivo il nostro mercato sia per gli investitori italiani che stranieri grazie ad una redditività certa e riconoscibile”.