Dal tavolo tecnico svoltosi lo scorso 9 maggio a Roma al cospetto del sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone è trascorso ormai quasi un mese. Eppure, continuano a susseguirsi le reazioni, i commenti e le proposte da parte delle associazioni dell’amministrazione condominiale intervenute all’incontro. Riportiamo di seguito la posizione espressa dall’avv. Gerardo Michele Martino, presidente Mapi, che già prima della riunione capitolina aveva illustrato ai taccuini di Italia Casa e Quotidiano del Condominio la posizione della sua associazione (si veda Posticipato il tavolo degli amministratori. Mapi: “Sì al registro, no all’Albo”) in materia di registro degli amministratori.
[A cura di: avv. Gerardo Michele Martino – presidente Mapi] “L’incontro dello scorso 9 maggio si è contraddistinto per un clima di collaborazione tre le istituzioni presenti, ed ha rappresentato un momento di reale confronto tra tutti i partecipanti. Le parti, all’esito della verifica delle varie posizioni in ordine alla istituzione di un Registro degli amministratori di condominio o di un Albo, ad eventuali modifiche della legislazione condominiale si sono date appuntamento per un nuovo incontro prima della pausa estiva.
Il Mapi in occasione dell’evento ha ribadito la propria posizione.
A nostro parere non è importante modificare la struttura dei corsi, che non abbisogna di alcun cambiamento, ma rendere effettivo l’aggiornamento degli amministratori di condominio – compresi gli amministratori condomini dello stabile – obbligandoli a formarsi e, in caso contrario, impedendo loro l’acquisizione di incarichi.
Noi avanziamo la nostra proposta, ossia, la modifica del 14° comma dell’articolo 1129 del Codice civile prevedendo, a pena di nullità, per l’amministratore l’obbligo all’atto dell’accettazione della nomina e del suo rinnovo di fornire al condominio idonea prova dell’adeguamento agli obblighi di formazione e/o aggiornamento professionale. Inoltre, chiediamo la modifica dell’articolo 71 Bis delle Disposizioni di Attuazione al Codice civile nella parte in cui esonera gli amministratori interni (condòmini dello stabile amministrato) dall’obbligo di formazione.
Non siamo contrari a un registro nazionale degli amministratori di condominio tenuto presso il Ministero della Giustizia, sulla falsariga del medesimo organismo già previsto per la mediazione civile e commerciale, purché non si riduca in esperimento di burocratizzazione che imponga esclusivamente nuovi oneri e costi per l’amministratore professionista. L’istituzione di tale registro dovrebbe indicare i dati anagrafici e fiscali di ogni amministratore, i riferimenti dell’associazione di categoria presso la quale è iscritto e presso la quale ha frequentato i corsi annuali di formazione e/o aggiornamento obbligatorio in base al Dm 140/2014.
Il nuovo istituto, senza alcun costo, dovrebbe evidenziare i professionisti aggiornati e iscritti alle associazioni di categoria già riconosciute dalla Legge 4/2013, attribuendo un valore aggiunto alle medesime, a scapito degli improvvisatori e i dopolavoristi che gravano di ulteriori problemi la già difficile quotidiana gestione condominiale. Tra l’altro, il Mapi da tempo e dotato di un registro telematico dei propri iscritti.
Concetto diametralmente opposto, e che ci vede nettamente e convintamente contrari, è invece l’istituzione di un Albo di diritto pubblico degli amministratori di condominio. L’accenno potrebbe riaccendere le speranze di alcuni, che, da tempo, chiedono un intervento del legislatore che istituisca il nuovo albo professionale, con tutto quello che ne consegue; un nuovo esame di stato, una nuova cassa previdenziale autonoma, una nuova legge professionale ad hoc. E nuovi oneri per gli amministratori.
L’idea ci vede assolutamente contrari, tanto più che in tema di amministrazione condominiale non esiste alcuna riserva di legge per l’esercizio dell’incarico, che attualmente secondo il nostro ordinamento giuridico può essere svolto da ogni condomino dello stabile, senza bisogno di alcun titolo di studio, né tantomeno alcuna competenza in materia.
La promozione di nuovi Albi in materie in cui, per fortuna, il legislatore ha introdotto una buona legge di natura liberale, che favorisce una tutela privatistica delle professioni, appare evidentemente paradossale. La circostanza che più stupisce è che nel dibattito si sentono posizioni a favore dell’Albo. Posizioni forse inconsapevoli che la paventata creazione di un nuovo Albo degli amministratori di condominio rappresenterebbe la fine delle associazioni per come oggi le conosciamo e del primo esperimento, in Italia, di una gestione libera e concorrenziale delle professioni intellettuali, che verrebbe prematuramente stroncata”.