Quarantacinque anni di attività a servizio del piccoli proprietari immobiliari. Tanti ne festeggia quest’anno APPC, il cui segretario generale nazionale, Flavio Maccione, celebra all’anniversario ricostruendo l’operato dell’associazione a partire da una foto (quella che fa da copertina a quest’articolo). Di seguito, una sintesi del suo intervento.
[A cura di: Flavio Maccione, segretario generale nazionale APPC] La fotografia in bianco e nero di un gruppo Appc che manifesta per le vie della città genovese in una buia serata di pioggia, campeggia nella nuova sede nazionale e ci fa fare un lungo balzo indietro: il luogo non è più quello dove l’associazione prese l’avvio, ma, entrando, vi si respira tutta la voglia di continuare a perseguire obiettivi, “nonostante tutto” e di rendere servizi: elementi che hanno caratterizzato la vita associativa in tutto il suo percorso.
Chi nel costituire l’associazione ha creduto nelle finalità qualificanti, oggi, può continuare a vedere che il Dna iniziale è rimasto invariato ed ha mantenuto intatte le sue caratteristiche, pur adattandosi ai mutamenti dei tempi e delle situazioni politiche.
Dal “dies natalis” del lontano 1974, quando il fondatore carismatico, Leandro Gatto, formò, insieme ad un piccolo gruppo, il sodalizio associativo, sono trascorsi quarantacinque anni, nei quali la sigla ed il marchio dell’associazione sono divenuti, certamente, caratterizzanti. Al di là di ogni più ottimistica aspettativa, l’associazione è cresciuta, diffondendosi sull’intero territorio nazionale, e conquistandosi, a livello istituzionale, l’inserimento tra le organizzazioni più rappresentative della proprietà immobiliare.
In quel post Sessantotto, si credette molto nel dare tutela alla piccola proprietà in un momento in cui erano presenti cambiamenti radicali e scaturivano nuovi ideali, per cui era importante fare sentire la voce di tanti che, con enormi sacrifici, avevano centrato l’obiettivo di un tetto. Sono stati quarantacinque anni di battaglie memorabili, di lotte, di obiettivi da perseguire e perseguiti, e, perché no, di speranze e di creatività, di cui l’associazione, che ha camminato sulle proprie gambe, con la sola forza di volontà, può andare orgogliosa.
Va sottolineato che essa ha operato sempre in piena autonomia, ed indipendenza, senza appoggi politici, ma nel rispetto delle posizioni politiche e si è divulgata ed è cresciuta nel tempo, grazie a quanti hanno creduto e si sono identificati nelle sue finalità, a quanti hanno trovato sostegno nei servizi forniti e nella tutela dei loro diritti, a quanti si sono riconosciuti nelle battaglie per cambiare la politica della casa.
La crescita dell’associazione ha attraversato un arco storico caratterizzato da notevoli trasformazioni di natura politico-sociale per cui il pianeta casa è passato dal regime di blocco degli affitti, inviso alla nuova categoria di proprietari, formata da operai, impiegati, pensionati che volevano ottenere la disponibilità dell’immobile acquistato, alla Legge n. 392 del ’78, che, secondo le migliori intenzioni, voleva riportare a una durata “a termine” i contratti di locazione, con un canone da definire a norma di legge: il cosiddetto “equo canone”, dal quale sono derivate diatribe tra le contrapposte categorie dei proprietari e degli inquilini.
Si è giunti nel 1992 alla Legge n. 359, introduttiva dei meglio conosciuti “patti in deroga”, per concludere con la Legge n. 431 del ’98, dettata dal desiderio di maggiore liberalizzazione, e qui l’associazione ha dato il suo apporto sia a livello governativo centrale, che facendosi parte attiva nella definizione degli accordi territoriali per i contratti agevolati, che hanno molto faticato a decollare e che sono stati motivo di scontento per ambo le parti contraenti a causa di una eccessiva onerosità fiscale.
Solo con l’introduzione della cedolare secca e soprattutto quando questa è scesa al 10% la stipula di un contratto agevolato ha trovato un nuovo spunto di appetibilità, per la possibilità di scegliere una imposizione più leggera. Di recente questa forma di tassazione è stata introdotta, seppure con l’aliquota del 21%, anche per il solo uso commerciale e questa è stata una delle tante vittorie sindacali centrate dall’Appc.
L’Appc, nel nuovo scenario politico, guarda al futuro ed è certa che nuove piattaforme di riforma fiscale e di risparmio possano trovare accoglimento. Auspica che i sacrifici degli italiani, per l’acquisto di una casa, non vengano più demonizzati come nel passato. Ma auspica che l’investimento immobiliare sia considerato un segnale di sviluppo e di crescita ed il volano dell’economia, in una logica di riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio esistente, finalizzata a minore consumo del suolo.
L’augurio all’associazione, che taglia il traguardo dei 45 anni di attività, è di acquisire un ruolo sempre più incisivo e determinante, ma, soprattutto, è di non perdere la sua storica funzione a tutela del bene casa, continuando a mantenere la determinazione di ieri, il rinnovato impegno di oggi, collocata sempre vicino e dalla parte della gente.