[A cura di: Enea] Forte balzo in avanti della produzione di energia elettrica da eolico e solare che segna un +24% nel primo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2018; in forte calo l’idroelettrico (-12%) e segno negativo anche per i consumi di energia (-3%) e le emissioni di anidride carbonica (-3%).
È lo scenario delineato dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano curata dall’Enea che evidenzia come nel primo trimestre 2019 le fonti rinnovabili non programmabili abbiano raggiunto il 15,2% della generazione elettrica, sfiorando il massimo storico del 15,4% del II trimestre 2016. Complessivamente, nel primo trimestre dell’anno i consumi di energia da fonti rinnovabili sono cresciuti del 5% e risultano in sensibile crescita anche i consumi di gas nella generazione elettrica (+10%) mentre le importazioni di energia elettrica sono crollate del 23%. “Sul calo dei consumi e delle emissioni hanno inciso le temperature miti dell’inverno che hanno limitato l’utilizzo del riscaldamento; inoltre è diminuito l’utilizzo di prodotti petroliferi nei trasporti e più ancora nella petrolchimica e nella generazione elettrica”, sottolinea Francesco Gracceva, l’esperto ENEA che coordina l’analisi.
In evidenza anche il forte calo dei prezzi del gas naturale sui mercati internazionali (-20% rispetto al trimestre precedente), con stime di un’ulteriore discesa del 20% nel II trimestre fino a un prezzo vicino ai minimi decennali del 2016. “Il dato rilevante di questa fase del mercato globale è il forte disaccoppiamento fra i prezzi del gas e quelli del petrolio attualmente sotto tensione per gli eventi geopolitici. L’eventuale intensificarsi di elementi di crisi potrebbe ripercuotersi anche sui prezzi del gas”, spiega l’esperto.
La diminuzione dei prezzi del gas nel primo trimestre ha comportato vantaggi significativi per le imprese che hanno beneficiato in questo periodo di una riduzione dei prezzi dell’elettricità compresa tra il 3% e il 5%. Intanto, si è fortemente ristretto, fino quasi ad azzerarsi, il differenziale positivo fra i prezzi pagati dalla media delle famiglie italiane e quelli della media delle famiglie UE, sceso dal 15% del 2011 all’attuale 2% sulla spinta degli oneri di sistema.