È il momento dell’attesa, delle polemiche, dello scontro. Ma è anche il momento degli auspici, delle richieste, delle istanze, delle rivendicazioni.
La prima, che rivolge il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, al Governo che verrà, riguarda il delicato, annoso e scottante tema della patrimoniale: “In merito alle rassicurazioni dei politici riguardanti la non introduzione di una nuova tassazione patrimoniale, va detto che escludere una nuova tassa patrimoniale non è sufficiente a tranquillizzare gli italiani. Basterebbe infatti inasprire le aliquote o i metodi di applicazione dei tributi già esistenti, aventi natura di prelievo patrimoniale, per ottenere questo effetto. In particolare, si tratta dell’Imu/Tasi sugli immobili, della imposta sulle transazioni finanziarie, del sistema del risparmiometro sui depositi bancari, dell’imposta di successione. Per vigilare occorre, dunque, monitorare particolarmente la sfera normativa e di applicazione di questi tributi”.
Ma i fronti aperti, sul versante immobiliare, sono innumerevoli. L’ingegner Sandro Simoncini, urbanista e direttore scientifico del Centro Studi Sogeea, ne evidenzia un altro: “Un chiaro e inequivocabile segno di discontinuità rispetto al passato per il nascente Governo sarebbe quello di varare una delle riforme attese da più tempo in ambito immobiliare e urbanistico: quella del catasto. Un provvedimento più volte annunciato dagli Esecutivi che si sono succeduti nell’ultimo quindicennio ma che è poi stato sistematicamente abbandonato. Un intervento in tal senso è stato ripetutamente sollecitato dalle autorità europee ed internazionali, per cui non solo andrebbe nella direzione di una maggiore equità sociale ma riscuoterebbe anche il plauso di quelle istituzioni che guardano solitamente all’Italia non senza una punta di scetticismo”.
Come rimarca Simoncini, “ovviamente è necessaria una riforma che non si limiti a una semplice revisione del nostro patrimonio edilizio sulla base dei criteri esistenti, ma che questi ultimi vengano rivisti e aggiornati. Ad esempio introducendo l’efficienza energetica e la tenuta antisismica di ciascun immobile tra i parametri da cui far scaturire la rendita catastale: un’ipotesi sulla quale si potrebbe agevolmente registrare un’ampia convergenza. La situazione attuale, con clamorose sperequazioni soprattutto nelle grandi città, non è più sostenibile e provoca situazioni paradossali a causa di classificazioni completamente slegate dal contesto urbano attuale. Le imposte derivanti dalle nuove rendite andrebbero regolate in base all’uso che si fa dell’immobile in questione, lasciando il carico maggiore a chi lo utilizza per produrre reddito”.