Sconto in fattura? Sì, ma soltanto per gli interventi di importo superiore a 200mila euro: per quei lavori, dunque, di media e grande entità che riguardano le parti comuni condominiali. È un restyiling di compromesso quello cui la Commissione Bilancio del Senato ha sottoposto un provvedimento che è stato nell’occhio del ciclone fin dalla sua introduzione, nei mesi scorsi, con il Decreto Crescita. Accusato, cioè, di favorire le grandi aziende a discapito delle piccole imprese, non aventi abbastanza capienza fiscale da poter essere competitive con le prima e con le riduzioni di prezzo da esse applicabili.
La modifica della misura – che sul versante opposto scongiura l’iniziale ipotesi di una sua cancellazione – sposa, nei fatti, la posizione espressa nei giorni scorsi dall’Ance, il cui presidente Gabriele Buia aveva sottolineato: “L’eliminazione totale del meccanismo per gli interventi di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica rappresenta un danno per i cittadini e le imprese. Soli potrebbe invece percorrere la soluzione di scontare in fattura le sole operazioni di importo superiore”.
Detto, fatto. Neanche questa nuova versione del provvedimento, tuttavia, soddisfa tutti. Tra i primi ad esprimere contrarietà, Egidio Comodo, presidente della Fondazione Inarcassa: “Non possiamo ritenerci pienamente soddisfatti di questa misura correttiva, che impone una soglia troppo alta, un ostacolo all’accesso dei nostri professionisti all’incentivo fiscale”.
“A queste condizioni, in un momento di crisi di tutta la filiera dell’edilizia e soprattutto dei professionisti architetti ed ingegneri – conclude Comodo – si rende inutilizzabile un importante strumento di rilancio degli interventi di riqualificazione energetica e consolidamento sismico. Per questo motivo lanciamo un appello al Governo per chiedere l’introduzione almeno di una soglia più bassa per i servizi di ingegneria e architettura, 20mila euro, che tuteli anche il mercato del lavoro dei liberi professionisti”.