[A cura di: Fimaa] Dalla manovra economica, come è ormai noto, è saltata la proroga per la cedolare secca al 21% sugli affitti commerciali. Ecco le reazioni negative di Fimaa e di Tecnoborsa.
“Un’occasione persa – commenta il presidente nazionale Fimaa, Santino Taverna -. Senza questa proroga si danneggia fortemente l’intero settore immobiliare”.
“Da nord a sud del Paese – prosegue il numero uno di Fimaa – i negozi stanno vivendo una crisi senza precedenti, a causa dello strapotere di internet e delle multinazionali che fanno affari in Italia, ma pagano le tasse nei paradisi fiscali all’estero. Ebbene, a fronte di tale situazione, anziché disincentivare la concorrenza sleale, con questa mancata proroga si incentiva la chiusura dei negozi tradizionali, non solo a danno del comparto immobiliare ma anche del commercio al dettaglio e della sicurezza delle nostre città, che vedono sempre più vetrine spegnersi e saracinesche chiudere definitivamente. La proroga dell’aliquota ridotta – conclude Taverna – avrebbe favorito la locazione degli immobili commerciali sfitti, rivitalizzando il tessuto sociale delle città e disincentivando la desertificazione dei centri storici dei medi e piccoli comuni d’Italia, oltre a portare nuove entrate nelle casse dello Stato. Come Fimaa auspichiamo un repentino cambio di rotta”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Valter Giammaria, presidente di Tecnoborsa: “Così il Governo, invece di disincentivare la concorrenza sleale e far emergere il sommerso, incentiva la chiusura dei piccoli esercizi. Infatti, senza il forfait al 21% sull’affitto, la pressione fiscale potrà arrivare al 48%”.
Tecnoborsa esprime dunque preoccupazione per questa cancellazione e per il conseguente rischio chiusura di molti esercizi commerciali, specie i piccoli, invece di cercare di recuperare il mezzo milione circa di negozi sfitti; “inoltre, senza la cedolare secca i proprietari saranno nuovamente soggetti all’Irpef, all’addizionale regionale, all’addizionale comunale e all’imposta di registro, per un carico fiscale che potrà arrivare a superare il 48% del canone, cui vanno aggiunti l’Imu-Tasi, le spese di manutenzione dell’immobile e il rischio morosità”.