Prosegue la nostra rassegna di commenti e valutazioni sulle misure contenute nella legge di Bilancio ad opera dei rappresentanti delle principali associazioni della proprietà immobiliare e dell’amministrazione condominiale. Oggi è il turno della Confappi, che per voce del presidente onorario, Silvio Rezzonico, esprime un giudizio non propriamente lusinghiero sui provvedimenti della manovra afferenti al mondo della casa.
«Nella Legge di Bilancio 2020 le tasse sugli immobili andavano ridotte e non aumentate con maldestri sotterfugi tecnico-amministrativi. Di fronte alla crisi economica e a quella delle costruzioni occorreva un piano complessivo e un tavolo di confronto tra il Governo e le categorie interessate. La ricerca affannosa di risorse non deve penalizzare i contribuenti onesti come i proprietari di case. Così come non è serio annunciare docce fredde sul settore abitativo con l’improvvida riproposizione, senza confronto, della riforma del catasto, con la riclassificazione delle abitazioni in precedenza inserita nei venti Disegni di legge collegati alle decisioni di bilancio e poi ritirata a sorpresa.
In tale deprimente contesto il mondo immobiliare non può che disapprovare la scomparsa della cedolare secca nelle locazioni commerciali.
Non soddisfa neppure il nuovo regime delle ritenute sugli appalti a carico dei condomini, che vanno a creare ulteriori costi nel caso di impiego di beni strumentali. Grazie anche alle spinte di Confappi-Fna, siamo riusciti a ottenere che tali appalti siano solo quelli con importo complessivo annuo pari a 200.000 euro. Quello che è certo è che il condominio committente dovrà attrezzarsi – con compensi suppletivi all’amministratore o ad altri professionisti – per la verifica dei versamenti effettuati dai prestatori d’opera o servizi, compito tutt’altro che facile.
In positivo sono rimaste solo le agevolazioni per i lavori in casa, fra cui il bonus facciate, con la possibilità di detrarre in dieci anni il 90% delle spese sostenute. A neutralizzare quest’ultimo beneficio è però intervenuta la drastica abrogazione dello sconto in fattura dei bonus, recuperabile in cinque anni dalle imprese come credito d’imposta. Dal 2020 lo sconto è ora limitato ai lavori di ristrutturazione importante di primo livello, per importi di almeno 200.000 euro sulle parti comuni condominiali».