È una risposta punto su punto quella formulata dal presidente di Confassociazioni Immobiliare e past president Fiaip, Paolo Righi (in foto) ad un articolo scritto dall’avvocato Michele Zuppardi per un sito web di informazione condominiale e facente riferimento al tema della “mutidisciplinarità delle agenzie immobiliari”, tornato d’attualità con l’annuncio della Sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico Alessia Morani, della prossima emanazione di una circolare ministeriale in materia.
Pubblichiamo, di seguito, la lettera di Paolo Righi, che affronta direttamente il nodo, controverso, di quella che è stata semplicisticamente definita come l’apertura del mondo dell’amministrazione condominiale alle professioni dell’immobiliare, sancito in estrema sintesi dalla Legge Europea 2018.
Egregio Avv. Zuppardi,
ho letto con interesse il suo articolo e le scrivo per chiarire alcuni punti che molto probabilmente sono sfuggiti alla sua pur attenta analisi.
Lo stuolo di commentatori alla modifica dell’art 5 della 39/89 ha sempre asserito che grazie alla modifica normativa gli agenti immobiliari avrebbero potuto (e a dire il vero possono) fare anche gli amministratori di condominio, dando così un’interpretazione restrittiva e fuorviante.
Nella realtà e grazie alla modifica dell’art 5, anche gli amministratori di condominio possono diventare agenti immobiliari.
La reciprocità tra le due categorie avrebbe dovuto essere chiara a chi per professione maneggia le norme, come lei. E mi scusi, quindi, se questa interpretazione mono-direzionale che lei e alcuni suoi colleghi hanno dato del nuovo articolo 5, mi sembra più una difesa del vostro orticello che non un’attenta analisi dei riflessi che la modifica avrebbe potuto dispiegare sulle due professioni.
In Italia almeno il 40% degli agenti immobiliari esercitano anche come amministratori di condominio e nello stesso modo tantissimi amministratori mediano le compravendite svolgendo di fatto l’attività di agente immobiliare.
Moltissimi sono gli studi professionali dove vengono offerti ambedue i servizi. La realtà, caro avvocato è molto diversa da come lei la rappresenta.
Continuando nel suo articolo, giustamente, lei mette l’accento sulla professionalità, ma poi accusa gli agenti immobiliari e Fiaip di volere diventare una sorta di azzeccagarbugli. Le comunico che le sarebbe bastato leggere i numerosi comunicati di Fiaip e di Confassociazioni Immobiliare, per comprendere che nessuno vuole un professionista tuttofare, tutt’altro, ma che è necessario potere offrire ai propri clienti un servizio multidisciplinare all’interno degli stessi uffici e anche se permette sotto un’unica partita iva o codice fiscale.
Ed eccole svelato l’arcano: nessuno vuole fare il mestiere o la professione dell’altro, ma per stare sul mercato tutte e due le categorie hanno la necessità di organizzarsi per mettere al centro delle loro attività il cliente, offrendogli servizi mutidisciplinari ad alto valore aggiunto.
L’amministratore di condominio che vorrà essere anche imprenditore potrà essere proprietario di una struttura articolata e offrire una consulenza a tutto tondo ad alto valore aggiunto e rispondere così alle esigenze del mercato.
Capisco che per un avvocato parlare di mercato e di dinamiche economiche sia difficile, ma conoscere tali dinamiche è necessario per poter prepararsi ai tempi che verranno.
Dispiace poi che chi ama il diritto come lei, essendone interprete, cincischi sulle incompatibilità del nuovo art. 5 confondendo professioni intellettuali di cui all’art.2229 c.c. e professioni non organizzate di cui alla legge 4/2013 articoli 1 e 2.
Naturalmente molti interpreti, tra cui le Camere di Commercio (sulla cui funzione sarebbe bene aprire un capitolo a parte), sono stati tratti in inganno dalla risposta (senza nessun valore legale) sollecitata da Arco al Ministero, tra l’altro devo dire sollecitata molto bene in quanto la risposta della VI divisione del Ministero è giunta, caso più unico che raro, tre giorni prima della pubblicazione in Gazzetta della legge.
Tale interpretazione, quanto mai avventurosa e contraddittoria pone l’Italia alla berlina dell’ennesima infrazione alle direttive Europee, complimenti a tutti.
E qui mi permetta di porle un quesito: a chi giova? A chi giova tenere gli amministratori schiacciati nei loro uffici senza permettergli di svolgere attività imprenditoriali, quali essere titolari di agenzie immobiliari? A chi giova definire come lei fa, gli agenti immobiliari “immobiliaristi” quando lei dovrebbe sapere che il codice stesso impedisce agli agenti stessi di commerciare in immobili? Quali sono le associazioni che cercano di boicottare questa riforma?
Mentre la classe media viene distrutta economicamente da una politica che riesce solamente a mettere nuove tasse e a moltiplicare le incombenze burocratiche, mentre i giganti del web la fanno da padroni occupando sempre più spazi all’interno dell’economia globale e nazionale, lei si preoccupa degli agenti immobiliari?
Fare rete, collaborare, unire i vari saperi, creare nuove strutture e modelli aziendali per mettere al centro le esigenze del cliente, sono gli unici strumenti che noi piccoli professionisti e rappresentanti della classe media abbiamo per rimanere sul mercato. Non gli uni contro gli altri, ma assolutamente uniti per fare sistema.
Nel suo accorato articolo lei mette in antitesi la multidisciplinarità con la necessità di formarsi e di essere sempre più professionali. Mi scusi, ma non comprendo come le due cose possano collidere, anzi ritengo che proprio grazie a questa modifica normativa sia possibile liberare energie intellettuali ed economiche che troppo spesso vengono imbrigliate da un vecchio modo di concepire la professione ed il mercato.
Caro avvocato, mentre noi disquisiamo sulle interpretazioni normative e perdiamo tempo a pensare se siano gli agenti immobiliari a “rubare” il lavoro agli amministratori e viceversa, da qualche parte in questo momento un qualsiasi ragazzino finanziato con qualche milione di dollari sta studiando come informatizzare il sistema e immetterlo in una start up, per potersi sostituire agli amministratori di condominio.
Nei prossimi 5 anni l’80% delle attività routinarie di qualsiasi professione intellettuale e non (anche la sua) sarà sostituita da un algoritmo: le auguro vivamente di avere ragione, ma temo purtroppo che le sue disquisizioni siano frutto di una mancata conoscenza dell’economia e dei processi che la regolano.
Niente di male nel difendere lo status quo, anzi, anche a me piaceva il mondo ante globalizzazione, ma è compito di chi fa associazione, politica e impresa, essere a stretto contatto con la realtà e comprendere le dinamiche che coinvolgeranno e hanno già coinvolto la nostra economia e soprattutto i professionisti che si rappresentano.
Uno dei tanti problemi che attanagliano il nostro bel paese è quello di una mancanza di visione del futuro, di una progettualità che vada oltre le scadenze elettorali, una critica questa molte volte indirizzata alla Politica ma a cui, a mio sommesso avviso, non sfugge il mondo dell’associazionismo, troppo spesso impegnato a difendere poltrone e poltroncine e senza il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo proponendo nuovi modelli di sviluppo.
Con l’introduzione del 5G il rapporto tra professionista e cliente cambierà radicalmente e temo non nel senso da lei voluto. Cavillate, ma correte il rischio di essere uguali ai rappresentanti associativi dei maniscalchi, durante la rivoluzione industriale. La informo che ha vinto il cavallo a vapore.
Cordiali saluti