Studi degli amministratori condominiali? Per il Governo possono restare aperti (ma è meglio lo smart working)
Studi professionali aperti o chiusi? La domanda che assilla tanti amministratori di condominio, e che in questi giorni è oggetto, tra le altre, di innumerevoli richieste di chiarimento al Governo da parte – praticamente – di ogni associazione di gestione immobiliare, ha trovato una prima seppur non esaustiva risposta in due FAQ riportate ieri sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Eccole:
- GLI STUDI PRIVATI DEVONO RESTARE CHIUSI?
No, non è prevista in generale la chiusura delle attività professionali. In ogni caso, è fortemente raccomandato il massimo utilizzo di modalità di “lavoro agile” o lavoro a distanza e che siano incentivati le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti, nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva.
- LE ATTIVITÀ PROFESSIONALI, COME PER ESEMPIO QUELLA DI AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO, DEVONO ESSERE SOSPESE SE SVOLTE NELLA FORMA DI IMPRESA?
Tutte le attività professionali, a prescindere dalla forma con cui vengono svolte, sono espressamente consentite. Inoltre, l’articolo 1, lett. c) del Dpcm del 22 marzo 2020 prevede che qualsiasi attività, anche se sospesa, può continuare ad essere esercitata se organizzata in modalità a distanza o lavoro agile (circostanza applicabile anche alle amministrazioni condominiali, fatta eccezione per le assemblee di condominio, per le quali si può consultare l’apposita Faq*).
*La Faq relativa alle assemblee di condominio si trova sotto la voce “RIUNIONI” e chiarisce:
Sì, le assemblee condominiali sono vietate, a meno che non si svolgano con modalità a distanza, assicurando comunque il rispetto della normativa in materia di convocazioni e delibere