Quali tendenze accompagneranno il settore immobiliare nel post-Covid? È quanto ha indagato un’analisi di RockAgent, secondo cui la digitalizzazione dei processi, accelerata dall’emergenza di almeno 18 mesi, sarà il motore principale del cambiamento già iniziato lo scorso anno con il boom delle agenzie ibride.
L’emergenza Covid ha portato sul mercato una grande evidenza: una forte accelerazione ad un trend mondiale, europeo e italiano ossia quello della dematerializzazione dell’agenzia immobiliare. Diventa sempre più evidente che il punto fisico, e molte delle attività collegate alla logica della vetrina su strada, spesso confuse con l’essenza del business, sono solo un elemento di supporto e, ora più che mai, sono diventate un costo crescente che pesa sul rallentamento delle attività. La formula vincente sarà l’aggregazione in strutture che consentano ai professionisti di non avere spese, come avviene in reti virtuali come RockAgent.
Al momento della riapertura, l’utilizzo di pochi punti in coworking dislocati sulle principali città, permetterà di ottimizzare drasticamente costi inevitabili, come affitto, segreteria, utenze, pc, tasse, cancelleria, a cui ora si dovranno aggiungere anche spese di sanificazione e presidi medici. Se questo trend iniziava ad essere evidente nel periodo pre-Covid, lo sarà ancora di più dopo l’emergenza.
L’emergenza ha contribuito a far riemergere i fondamentali del mestiere, il contatto con il cliente, la presenza e preparazione per supportarlo lungo il processo. D’altro canto, durante l’emergenza la platea di nuovi utilizzatori dei servizi digitali è aumentata a dismisura (si parla di un x3). Questo ha messo al centro temi come la trasparenza, la gestione di processi in modo strutturato e, su tutto, la gestione digitale della relazione, sia per acquisire contatti sia per gestire la pratica. L’agenzia immobiliare del post-Covid andrà ben oltre le “quattro mura” di un negozio: a fare davvero la differenza saranno i professionisti che ci lavorano.
Nel nuovo scenario che si sta per aprire chi ha sempre avuto un approccio digitale parte in vantaggio. Non è un caso che noti nomi dell’immobiliare “tradizionale” stiano avvicinando a grandi passi i propri modelli di business in questa ottica, sviluppando in corsa servizi e applicazioni o ricorrendo a politiche M&A di startup proptech.
Secondo le rilevazioni di RockAgent, nonostante una flessione iniziale a ridosso dei primi 10 giorni dallo scoppio dell’emergenza, il numero di acquisizioni di nuovi clienti e nuovi incarichi della società è tornato rapidamente sui livelli normali. Grazie alla familiarità con strumenti digitali e con il lavoro in mobilità, l’agenzia ibrida ha continuato ad operare in smart working, appoggiandosi a piattaforme per la gestione di trattative e comunicazioni, da sempre utilizzate internamente e verso i clienti.
Un approccio nativo digitale già consolidato, che non ha comportato ulteriori attività di formazione o implementazione, se non la necessità di accelerare lo sviluppo di software già in corso. Questo ha permesso di mantenere un ottimo livello di vendite e affitti: alcune trattative su immobili già visionati sono state concluse a distanza nel periodo del lockdown, altre operazioni si sono chiuse addirittura su base di virtual tour e video tour.
L’emergenza ha contribuito a mostrare l’importanza della digitalizzazione per i professionisti del real estate e far emergere la necessità di avere una struttura di costi flessibile. Durante il lockdown, RockAgent ha registrato una costante crescita del numero delle candidature di nuovi agenti, che sta aumentando di settimana in settimana a ritmi del 15%.
I professionisti avranno sempre più bisogno di accedere a strumenti tecnologici e servizi all’avanguardia per lavorare in modo più efficiente e flessibile, senza dover sostenere costi. E troveranno questi vantaggi in realtà innovative già consolidate e in crescita, piuttosto che nei player tradizionali.