[A cura di: Assindatcolf – www.assindatcolf.it] “Cala nel 2019 il numero dei lavoratori domestici regolarmente assunti: -1,8% rispetto all’anno precedente. Dal 2012, anno dell’ultima sanatoria quando si toccò il picco di 1,01 milioni di rapporti di lavoro, si sono persi complessivamente 164 mila rapporti di lavoro, ovvero il 19,4% degli attuali: 1 lavoratore ogni 5”. A farlo presente, è Andrea Zini, vice presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, commentando i nuovi dati pubblicati dall’Inps sul lavoro domestico.
“Si tratta – prosegue Zini – di un trend negativo ormai strutturale che va avanti da quasi un decennio e che non può non allarmare: ogni posto di lavoro che sparisce dagli archivi dell’Inps va ad ingrandire le fila del lavoro nero che, ormai, supera il 60% del totale, con oltre 1,2 milioni di lavoratori invisibili. Una vera piaga generata dall’assenza di una politica attenta alle problematiche del settore”.
“E se da una parte – commenta ancora il vice presidente di Assindatcolf – si conferma il trend progressivo di ‘ritorno’ delle lavoratrici italiane (+5,4% nel triennio 2017-2019), dall’altro continuano a calare le percentuali dei lavoratori stranieri, che comunque rappresentano il 70,3% del totale. Complessivamente tra il 2012 ed il 2019 ne sono spariti 253.809, il 42,5% dei lavoratori stranieri attuali: quasi 1 su 3. Il Governo e le Istituzioni non possono far finta di non vedere. Senza un sostegno reale alle famiglie il lavoro nero è destinato a diventare la regola. Senza incentivi all’assunzione anche la procedura di regolarizzazione attualmente in corso è destinata ad essere un flop: il rischio, come stanno già evidenziando i numeri del Viminale, è che emergano solo gli extracomunitari, la punta di un iceberg ben più profondo. Per questo – conclude – anche in occasione degli Stati generali dell’Economia siamo tornati a chiedere all’Esecutivo di inserire la deducibilità del costo del lavoro domestico nella riforma del welfare, non solo per le famiglie che hanno bambini come previsto nel Family Act ma anche per quelle che ogni giorno fanno i conti con i disabili, malati e non autosufficienti”.