[A cura di: Osservatorio T6 – www.osservatoriot6.com] Anticipare l’entrata in vigore di alcune norme del Codice della crisi, riscrivendo così la legge “salva-suicidi” e rendere più snelle le procedure, in modo da coniugare i diritti dei debitori con quelli dei creditori.
Sono queste le soluzioni emerse in occasione del convegno “La nuova figura del debitore civile: fra la necessità di sostegno e quella di incassare”, organizzato dall’Osservatorio T6, il Tavolo di studio sulle esecuzioni italiane.
Il dibattito si è incentrato sul problema del sovraindebitamento, che la legge “salva-suicidi” del 2012 non ha intaccato, e che è destinato ad espandersi, a causa della grave crisi di liquidità causata dal Covid 19. Agli inizi dell’anno, i crediti deteriorati in Italia ammontavano a 325 miliardi e, per il crescente indebitamento di imprese e privati, sono destinati ad aumentare.
“Occorrono contromisure – illustra Stefano Scopigli, presidente dell’Osservatorio T6 –. La legge salva-suicidi è stata scritta sull’onda emotiva della crisi del 2012, ha norme molte generiche e farraginose. Inoltre, sembra dimenticare che, accanto alla tutela del debitore, non va dimenticata quella del creditore”.
In tal senso la legge n. 3, in questi sette anni di vita, ha comportato un allungamento dei tempi delle procedure, in particolare delle esecuzioni immobiliari. “Un dato, questo, che si somma ai tempi già lunghi delle esecuzioni – aggiunge Scopigli –. Se poi si pensa che nel 2020, a causa del Coronavirus, le aste sono state bloccate ed i tribunali sono ancora fermi, è facile comprendere il danno per i creditori, che dovranno aspettare a lungo per vedere la fine di questo percorso, assistendo per giunta ad un deprezzamento degli immobili interessati”.
In media, a causa delle procedure prolungate, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio T6, l’immobile sottoposto ad esecuzione può perdere fino al 60% del suo valore, con tempi che superano i 4 anni.
Il debitore può presentare domanda di sovraindebitamento, bloccando così esecuzioni già in fase avanzata e mettendo in difficoltà i creditori, che sono spesso piccole imprese.
Il Codice della crisi e dell’insolvenza, che rivede in parte la legge salva-suicidi, entrerà in vigore soltanto nel 2021. Anche per questo Felice Ruscetta, commercialista ed esperto della materia, ha invocato la “messa in efficienza” delle norme attuali. “Se vogliamo raggiungere l’obiettivo di una maggiore soddisfazione di debitori e creditori – ha spiegato – la legge salva-sucidi, così com’è, va modificata. I piani del consumatore oggi possono arrivare a durare anche 25 anni, un tempo davvero troppo lungo”. Inoltre i criteri previsti perché il giudice possa decidere se il debitore civile possiede il requisito della meritevolezza, e quindi meriti di essere esdebitato, sono eccessivamente generici.
Secondo il commercialista, “la crisi è drammatica ed il prossimo autunno colpirà più duro. La sospensione del pagamento delle rate dei mutui e dei leasing non basterà, per cui è prevedibile che ci sarà un importante numero di pratiche di sovraindebitamento e di benefici previsti da questa legge. È necessario riscrivere le norme, evitando le attuali lungaggini e carenze della legge e agire su altri aspetti, rendendo più semplice ottenere l’esdebitazione del debitore e limitando il divieto di concessione del beneficio ai casi di comportamenti di indebitamento con dolo”.
D’accordo su questa linea anche Giovanni Battista Nardecchia, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione con una lunga esperienza in materia di crisi d’impresa. “La norma sul sovraindebitamento – ha stigmatizzato – ha fatto emergere molti dubbi interpretativi lasciati alla buona volontà dei magistrati”.
Il vero rischio, dunque, è che nei prossimi mesi ci si ritrovi ad affrontare la crisi con le armi spuntate. Per questo, dal punto di vista giuridico, secondo Nardecchia occorre, “introdurre da subito le regole del Codice della crisi relative alla ristrutturazione del debito, in particolare la transazione fiscale e la norma sulla cessione del quinto dello stipendio, oltre all’esdebitazione degli incapienti”.
Anche Daniele Vattermoli, professore di diritto commerciale all’Università “La Sapienza” non nasconde le criticità delle norme attuali sul sovraindebitamento. “Certamente, la legge salva-suicidi è un testo che si può largamente migliorare, in modo da superare alcune rigidità che, finora, ne hanno resa difficoltosa l’attuazione. In tal senso, è bene pensare ad un’anticipazione di parte del Codice della crisi, che può dare risposte più efficaci alle problematiche dell’indebitamento”.
Il docente universitario ha messo in guardia contro il facile ottimismo: “Questo ovviamente non significa che l’entrata in vigore del Codice, di per sé, produca il superamento delle situazioni di crisi delle imprese e dei consumatori; le novità recate dal Codice potranno, al più, consentire una gestione più efficiente di tali crisi, riducendo le perdite per i creditori e favorendo, ma solo qualora ve ne siano i presupposti, la continuità aziendale ed il fresh start del debitore meritevole. Peraltro, un sistema va giudicato una volta messo a regime: di qui l’importanza dell’opera dei professionisti, chiamati a studiarne la progressiva attuazione al fine di individuare gli spazi per eventuali correttivi da suggerire al legislatore”.