[A cura di: Stefano Chiappelli, segretario generale del SUNIA] Sono oltre 500.000 le famiglie che sono in difficoltà nel pagamento dell’affitto, numero a cui si aggiungono altre 200.000 famiglie che rappresentano la platea di chi ogni anno fa domanda per ottenere il sostegno previsto dalla legge e da sempre scarsamente finanziato. È una stima prudenziale basata sui numeri dell’emergenza occupazione forniti recentemente dall’Istat che disegnano lo scenario dei mesi di aprile e maggio a seguito della pandemia. Una emergenza che difficilmente potrà essere riassorbita in tempi brevi e che ha quindi bisogno di risorse adeguate e strutturali.
A fronte di questi dati allarmanti e drammatici con il Decreto Rilancio e la legge di conversione sono stati fatti alcuni passi avanti con misure quali l’ulteriore stanziamento di 160 milioni per il fondo affitti 2020, la positiva apertura al tema degli studenti fuori sede, come pure la proroga degli sfratti esecutivi al 31 dicembre che si imponeva come necessaria e la proroga dei termini (fino a giugno 2022) per l’utilizzo dei superbonus per gli ex Iacp.
Ma appare del tutto evidente l’insufficienza delle risorse, confermata, oltre che da dalle stime, anche e soprattutto dalle domande di sostegno all’affitto almeno quadruplicate in quelle Regioni dove si è provveduto, in questa fase, ad emanare bandi con fondi ordinari o speciali che riescono a coprire a malapena un quarto delle richieste.
Permangano, inoltre, criticità e inadeguatezze rispetto alla gestione dell’emergenza morosità ed all’utilizzo dei fondi.
In particolare non si è affrontato il tema delle nuove procedure di sfratto originate dai dati di crisi sopra richiamati, non si è presa in considerazione la possibilità di incentivare e agevolare, anche con misure fiscali, una rinegoziazione del contratto tra le parti per diminuire i canoni ed evitare un’ondata di sfratti per morosità.
Inoltre va rilevato che le somme erogate al fondo affitti e quelle pregresse, non spese da molte Regioni e Comuni a causa di criteri farraginosi e risalenti all’inizio del anno duemila, non sono evidentemente compatibili con la necessità di fornire incisive e rapide risposte da dare alle nuove e vecchie emergenze.
Lo stesso fondo previsto per gli studenti fuori sede prevede un discutibile affidamento dei poteri attuativi ad altro Ministero con conseguente, prevedibile allungamento dei tempi.
Sarebbe ed è necessario sostituire procedure obsolete e lunghe per bandi e graduatorie, con avvisi, raccolta telematica, autocertificazioni delle domande e sistemi trasparenti e rapidi di controllo.
Il decreto lascia irrisolto il problema di mettere le regioni in condizione di dettare criteri e modalità di fruizione del contributo anche in deroga a queste normative in parte superate e inefficaci.
A questo punto è per noi prioritario proseguire il confronto con le Regioni e i Comuni sia a livello territoriale che nazionale, con la Conferenza delle Regioni e Anci, perché definiscano linee di intervento e di gestione delle risorse per assicurarne una reale efficacia e al contempo mettano immediatamente in agenda il tema della riqualificazione e recupero degli alloggi pubblici partendo dalle potenzialità del bonus previsto per gli interventi degli Iacp ampliando la disponibilità di alloggi di edilizia residenziale pubblica.