[A cura di: avv. Gabriele Bruyère – pres. Uppi; Massimo Anderson – pres. Federproprietà; avv. Silvio Rezzonico – pres. Confappi]
Il Coordinamento Unitario dei proprietari di Casa (Uppi – Federproprietà – Confappi – Movimento difesa della casa), essendo state del tutto ignorate, per l’ennesima volta, dal Governo e dai componenti del Parlamento le giuste rimostranze loro rivolte dalle organizzazioni maggiormente rappresentative dei proprietari di case anche attraverso le manifestazione pacifiche e spontanee dei giorni scorsi dei proprietari, avvenute nelle maggiori città italiane, prima fra tutte Bologna, denuncia:
– la assoluta insensibilità del Governo Italiano ad emettere provvedimenti che siano in grado di incidere sul necessario e non più procrastinabile cambiamento delle politiche abitative;
– la assoluta indifferenza alle difficoltà dei proprietari di casa locatari che a seguito della diffusione della pandemia non percepiscono più gli affitti sia ad uso abitazione che ad uso diverso dall’abitazione a causa del forte aumento della disoccupazione e per quanto attiene le città sedi di Università a causa del necessario ritorno degli studenti nelle proprie abitazioni d’origine;
– la mancanza assoluta di provvedimenti (tra i quali una forte defiscalizzazione, soprattutto riguardo all’IMU per i quali è stato preso un parziale provvedimento a favore di alcune categorie escludendo il piccolo proprietario che soffre delle inadempienze dei conduttori, in virtù dei provvedimenti di proroga degli sfratti attuati) che risolva il problema delle morosità che ha determinato un grave danno economico per chi percepiva entrate indispensabili al proprio sostentamento;
– la assoluta mancanza di adeguamenti della normativa, per gli affitti non pagati sia delle locazioni commerciali sia delle locazioni ad uso abitative;
– la mancata introduzione della cedolare secca per tutte le locazioni di immobili ad uso diverso dall’abitazione;
– la mancata applicazione anche per i contratti ad uso diverso dall’abitazione della normativa di contratti concordati per evitare il proliferare delle morosità;
– la mancata applicazione anche per contratti ad uso diverso dall’abitazione della sospensione dal dichiarare i canoni di locazione non percepiti sino dalla notifica dell’intimazione dello sfratto per morosità o dall’ingiunzione di pagamento, come avviene per l’uso abitazione; o quanto meno il recupero dell’Irpef non dovuta, in quanto calcolata su un reddito non percepito dal locatario a seguito della conclusione del procedimento di sfratto per morosità dell’inquilino anche per la morosità precedente allo sfratto;
– la mancata abolizione della sospensione degli sfratti per morosità, sia ad uso diverso dall’abitazione che ad uso abitazione ovvero di un provvedimento incostituzionale, come dichiarato da numerose sentenze della Corte Costituzionale.
Per questi motivi il Coordinamento unitario dei proprietari di casa chiede al Governo e al Parlamento:
1) un provvedimento (con una forte defiscalizzazione) che risolva il problema delle morosità che ha determinato un grave danno economico per chi percepiva entrate indispensabili al proprio sostentamento;
2) la realizzazione di un programma di edilizia residenziale pubblica per le fasce deboli come fu fatto all’inizio degli anni cinquanta dal Ministro Fanfani con il piano Ina-casa. Ciò è realizzabile, in parte, anche con i fondi stanziati dalla banca dell’Unione Europea;
3) l’azzeramento dell’IMU a chi ha immobili occupati senza titolo o da conduttori morosi;
4) l’azzeramento delle imposte dirette (Irpef e cedolare secca) a chi ha immobili occupati senza titolo o da conduttori morosi;
5) lo stanziamento di contributi a fondo perduto ai proprietari di immobili, per far fronte alle spese condominiali di competenza dei conduttori);
6) L’estensione della cedolare secca al 10% a tutte le locazioni abitative a canone concordato in tutti i comuni italiani
Il Coordinamento rinnova inoltre la richiesta dell’istituzione presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del “Tavolo permanente di confronto sulle politiche abitative” così come previsto dalla Costituzione Italiana art. 118.
In assenza dei provvedimenti richiesti non si esclude un eventuale ricorso alla Cedu (Corte europea per i diritti dell’uomo).