[A cura di: EY] Il settore dello student housing ha registrato una rapida crescita negli ultimi anni e tale tendenza trova conferma nelle proiezioni di EY che stima che il numero di studenti internazionali, ovvero provenienti da Paesi esteri, a livello mondiale avrà un incremento, circa 8 milioni di studenti nel 2025 a fronte dei 5 milioni registrati nel 2014.
Si prevede inoltre che nel 2027 il 60% degli studenti universitari internazionali verranno dalla Cina e dall’India.
In questo contesto internazionale, il posizionamento dell’Italia si è rafforzato negli anni grazie al potenziamento della qualità della didattica e della ricerca degli Atenei, all’aumento delle infrastrutture in dotazione e allo sviluppo di business schools e programmi dedicati ai laureati.
Nonostante questo trend positivo, in Europa la disponibilità di alloggi per gli studenti, costituita prevalentemente da residenze per studenti e appartamenti privati, ha storicamente dimostrato di essere insufficiente a fronte della domanda in costante crescita.
Il Regno Unito copre una disponibilità di alloggi superiore al 34% seguito da Francia (11%), Spagna (6%).
L’Italia negli ultimi anni ha recuperato parte del gap accumulato ed è passata da un tasso di copertura del 3% a circa il 9% attuale, destinato a crescere ulteriormente grazie ad iniziative promosse da soggetti privati istituzionali che hanno individuato in questa asset class una nicchia con ampie potenzialità e margini di crescita.
Ricca di un patrimonio culturale unico al mondo, il nostro Paese ospita tra i più grandi e prestigiosi centri didattici e formativi a livello europeo grazie a suoi 90 Atenei ed a un’offerta didattica fortemente diversificata. Nonostante l’ingente numero di studenti sia universitari che iscritti alle scuole di alta formazione (complessivamente circa 2,3 milioni iscritti annualmente che sale a 2,4 milioni considerando anche gli studenti stranieri in scambio), il comparto italiano dello student housing risulta in gran parte sottosviluppato ed arretrato rispetto agli altri Paesi stranieri ed europei, contraddistinto in larga parte da un’offerta particolarmente frammentata tra alloggi tradizionali in stile dormitorio ed ancora lontani dal concept di sviluppo e gestione presente all’estero (PBSA).
Si stima che in Italia i posti letto operativi siano circa 65 mila, soprattutto gestiti da enti pubblici: un valore decisamente contenuto rispetto alla domanda potenziale di alloggi per studenti fuori sede.
Negli ultimi anni si è assistito però ad una graduale evoluzione di questo segmento di mercato che sino ad oggi era stato caratterizzato da tre fasi di sviluppo:
Marco Daviddi, leader dell’area Strategy and Transactions di EY nell’area Mediterranea, commenta: “Prima dell’inizio della pandemia, quando le opportunità di sviluppo connesse con la residenzialità per studenti universitari erano chiare, abbiamo mappato una pipeline significativa di oltre 13.000 nuovi posti letto programmati o in fase di realizzazione nelle principali città universitarie italiane. Il Covid-19 sta determinando una battuta d’arresto, specie per le incertezze legate alla comprensione delle dinamiche relative alla mobilità degli studenti e allo sviluppo di forme di didattica a distanza. Nonostante la forte crescita delle cosiddette università telematiche, riteniamo che le grandi università manterranno un loro appeal grazie alla possibilità di interagire in presenza con studenti e docenti, alla frequentazione di laboratori di ricerca e al valore del networking. Ci aspettiamo dunque una polarizzazione della domanda, non certo una sua riduzione”.
Andrea Scialpi, Infrastructure and Transportation Italian Partner di EY, aggiunge: “Nonostante l’impatto del Covid-19, il fenomeno dello student housing rappresenta per il Paese un mercato emergente con un potenziale pari almeno al raddoppio degli attuali posti letto. Ciò implica investimenti per circa 3 miliardi di euro e può innescare una crescita dell’offerta tre volte superiore a quella registrata negli ultimi dieci anni. Per creare nuove opportunità per il comparto nazionale, è necessario potenziare il mercato dell’housing studentesco a partire dallo sviluppo di soluzioni immobiliari, con modelli funzionali e di organizzazione degli spazi diversi rispetto a quanto sinora progettato e rafforzare il profilo gestionale per fornire servizi moderni e adatti alle necessità delle nuove generazioni”.
Conclude Marco Daviddi: “I fattori che stanno frenando lo sviluppo di questo settore possono essere legati, da un lato, alla difficoltà di individuare siti idonei a realizzare questi interventi, dall’altro, alla limitata presenza di operatori, non investitori, specializzati. Per superare tali ostacoli, un contributo importante potrebbe essere rappresentato dalla valorizzazione di patrimoni immobiliari pubblici e da interventi di rifunzionalizzazione anche di siti universitari, da ripensare in funzione delle nuove esigenze didattiche. Sul fronte gestionale è necessario intervenire con un supporto mirato e specifico, anche di natura finanziaria, a fronte di questa fase di mercato particolarmente complessa”.