Cosa ha provocato la rottura della tubatura del metano? La rete di distribuzione del gas, installata nel 1984, era a norma? La manutenzione ordinaria e straordinaria è stata fatta? Come e da chi? E a quando risalgono gli ultimi interventi? C’erano state perdite segnalate nelle settimane scorse sulle quali non si è intervenuto? E’ stato sottovalutato il pericolo? Con le ricerche dei dispersi ancora in corso, inquirenti ed investigatori hanno già pronta la lista di domande alle quali tentare di dare risposte per spiegare come sia stato possibile che una fuga di gas abbia provocato il crollo di quattro palazzine e il danneggiamento di altre quattro, facendo una strage a Ravanusa.
Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo e nei prossimi giorni acquisirà tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas, al sequestro dell’area interessata dall’esplosione – al momento 10mila metri quadrati, ma lo stesso procuratore ha detto che potrebbe diventare più ampia – e, con ogni probabilità, all’iscrizione nel registro degli indagati dei primi nomi di tecnici e amministratori che a vario titolo possano avere responsabilità in merito alla rete del gas, anche per dare loro la possibilità di partecipare a tutti gli accertamenti irripetibili.
Uno dei temi che dovranno affrontare i magistrati è se c’è stata una qualche sottovalutazione del pericolo, se si poteva fare qualcosa e non è stato fatto.
Uno dei sopravvissuti alla strage, Calogero Bonanno, che si trovava in un appartamento adiacente ad una delle palazzine crollate, ha parlato di odore di gas nei giorni scorsi. “Alcuni vicini mi hanno detto che si sentiva odore di gas – ha detto -. Se è vero c’è stata una negligenza imperdonabile”. Una versione confermata dal consigliere comunale Giuseppe Sortino: “Negli ultimi sette giorni – dice – so che diversi cittadini hanno lamentato la puzza di gas nella zona che chiamiamo via delle Scuole Don Bosco in contrada Masciminici, dov’ è avvenuta la tragedia, ma nessuno è intervenuto. Sia il sindaco che i tecnici del gas non hanno ricevuto segnalazioni”. Dal canto loro, inquirenti e investigatori hanno già verificato che nei giorni scorsi non c’è stata alcuna segnalazione di questo tipo.
Che però il problema e la causa scatenante del disastro sia proprio sulla rete – una rete risalente al 1984, vecchia dunque di 37 anni e costruita con la normativa dell’epoca – è un dato che viene dato di fatto per scontato. “Che ci siano state oggettive difficoltà nella distribuzione del gas è evidente”, dice un investigatore, sottolineando che ad un chilometro dal punto dell’esplosione si sente ancora odore di gas nonostante il flusso sia stato interrotto. E aggiunge: il problema ora è capire se c’è solo una colpa, il non essere intervenuti su un sistema ormai datato, o se c’è anche un dolo, quello di non aver effettuato la necessaria manutenzione. In ogni caso, “appena finite le ricerche dei dispersi scatterà il sequestro dell’area per consentire il prosieguo delle attività investigative”, dice il comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo.
Verifiche che infatti sono iniziate già nella serata di ieri e che qualche risposta l’hanno fornita. Sulla dinamica innanzitutto: c’è stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo, spiegano gli investigatori, che si è protratto per almeno l’intera giornata di sabato. Nei prossimi giorni, ha sottolineato Patronaggio, verrà fatta “una attenta mappatura dei luoghi”: si parte da “una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista”.
La procura ha già nominato un consulente tecnico e nelle prossime ore verrà fatto un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco, proprio per cercare di circoscrivere le cause della fuga di gas. Non è chiaro, invece, quale sia stato l’innesco che ha provocato l’esplosione. “Non ci sono certezze – conferma Stingo – quando saranno terminate le operazioni di ricerca e soccorso tra le macerie, potremmo individuare il punto in cui è iniziata la fuga di gas e da lì risalire all’innesco”.
Una delle ipotesi è che possa essere stata l’attivazione di un’ascensore, ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento Giuseppe Merendino sottolineando però che si tratta di una delle tante possibilità: potrebbe essere stato anche un frigorifero che si è attivato, una luce accesa o una sigaretta. Quello che sembra assodato, spiegano ancora gli investigatori, è che l’esplosione ha provocato una serie di fessurazioni nel terreno e anche nei palazzi; spazi nei quali il gas si è infilato, compresa la rete fognaria, dando vita ai diversi incendi andati avanti per ore.
Fonte: Agenzia Ansa