Per circa un milione di famiglie la riduzione della corrente elettrica per tre o quattro ore al giorno decisa dalla Commissione europea, rischia di rivelarsi una vera e propria beffa. Ad essere colpite, sarebbero infatti proprio le famiglie più “green”, quelle che negli ultimi anni hanno sostituito le caldaie a gas con le pompe di calore elettriche che, oltre a produrre riscaldamento e raffrescamento, producono anche acqua calda. Ci sono case, insomma, nelle quali il gas non è più usato, nemmeno per cucinare, sostituito dalle piastre a induzione elettriche. Il rischio concreto, dunque, è quello di interrompere per queste persone la fornitura di beni essenziali come il riscaldamento o l’acqua calda.
A segnalare il problema è Riccardo Bani, presidente di Arse, l’associazione per il riscaldamento senza emissioni Praticamente, chi ha in casa la caldaia e i fornelli a gas, anche in caso di riduzione della potenza dell’energia elettrica potrà continuare a cucinare e a tenere il riscaldamento acceso. Chi invece usa le pompe di calore e le piastre a induzione, rischia di restare al freddo e di non poter cucinare nelle ore di “picco”, che generalmente coincidono con quelle serali della cena.
Vi è poi un ulteriore problema, più generale. Da tempo sia l’Unione europea sia il Governo spingono verso l’elettrificazione totale delle abitazioni. Nel Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale, pubblicato nei giorni scorsi dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, tra le misure per ridurre la dipendenza dal metano russo è indicata proprio “l’installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas”. La stessa Commissione europea, con la direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, ha stabilito che bisognerà arrivare all’abolizione dei bonus per le caldaie a gas entro il 2027 ed entro il 2040 nessuna abitazione dovrà più essere riscaldata con il metano. In Italia oggi ci sono 17,5 milioni di abitazioni, su circa 26 milioni, che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento. Queste caldaie bruciano ogni anno circa 32 miliardi di metri cubi di gas per riscaldare le case e produrre acqua calda, praticamente più dei 29 miliardi di metri cubi di metano importati fino all’anno scorso dalla Russia. La stessa Commissione europea si è resa conto, nella proposta di regolamento per il razionamento dell’energia, di quanto delicato possa essere questo passaggio. Tanto che ha scritto che i Paesi membri, nell’adottare le misure di razionamento, dovranno fare in modo “di non minare gli obiettivi di elettrificazione” stabiliti dall’Unione europea.