Il Parlamento Europeo ha approvato – a larga maggioranza – un provvedimento relativo al diritto alla riparazione. Per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Europea manca ancora la valutazione del Consiglio UE, che però non dovrebbe comportare né una bocciatura né modifiche al testo, anche in considerazione del larghissimo consenso politico che si è manifestato nell’aula di Strasburgo.
Era da molti anni che in Europa veniva evidenziata la necessità di un quadro di regole più chiaro sulla riparazione dei beni di largo consumo. Già nel 2021 l’Unione Europea aveva pianificato di intervenire sull’utilizzo dell’obsolescenza programmata per ridurre il quantitativo di elettrodomestici riparabili che vengono dismessi e smaltiti.
Secondo i dati raccolti dalla Commissione europea, arriva ad un ammontare annuo di 12 miliardi di euro il danno economico subito dai cittadini europei costretti a sostituire prodotti e dispositivi che invece potevano essere riparati.
A questi numeri si aggiunge il danno ambientale provocato.
Infatti, lo smaltimento prematuro di questi beni, che produce 261 milioni tonnellate di emissioni equivalenti di anidride carbonica, contribuisce al cambiamento climatico provocando il consumo di risorse per 30 milioni di tonnellate e generando 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno.
Con l’approvazione di questo provvedimento, dunque, l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di ridurre gli sprechi seguendo il concetto di economia circolare.
La normativa sul diritto alla riparazione si propone quindi di agire su due fronti:
• fornire chiarimenti sull’obbligo per i fabbricanti di riparare, quando possibile, i beni mal-funzionanti o non più funzionanti;
• incoraggiare i consumatori a prolungare il ciclo di vita di un prodotto attraverso la sua riparazione.
Nello specifico, la nuova normativa UE obbliga i fabbricanti di prodotti al consumo a fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici e a informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione.
Le merci in garanzia legale beneficeranno di un’ulteriore estensione di un anno, incentivando ulteriormente il consumatore a scegliere la riparazione al posto della sostituzione.
La normativa sul diritto alla riparazione si riferisce ai beni di consumo come vengono definiti nella direttiva UE 771 del 2019. È quindi incluso “qualsiasi bene mobile materiale”, compresi quelli che incorporano o sono interconnessi “con un contenuto digitale o un servizio digitale”. Nella definizione, rientrano, di fatto, moltissimi oggetti utilizzati nella vita quotidiana, come gli elettrodomestici e tutti i più comuni dispositivi elettronici.
I produttori dovranno fornire pezzi di ricambio e strumenti ad un prezzo ragionevole e non potranno ricorrere a clausole contrattuali, tecniche hardware o software che ostacolino le riparazioni. In particolare, non potranno impedire l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o stampati in 3D da parte di riparatori indipendenti, né potranno rifiutare di riparare un prodotto “solo per motivi economici o perché è stato precedentemente riparato da qualcun altro”.
Con il termine Indice di riparabilità si intende l’indicazione (con un simbolo grafico) che mostra il livello di facilità con la quale un dispositivo può essere riparato.
Non tutti, infatti, sono pensati per essere smontati. Anzi, sovente l’utilizzo di colla per assemblarne i vari componenti rende lo smontaggio molto difficoltoso, se non impossibile.
Il diritto alla riparazione diventa quindi uno strumento nelle mani degli utenti per effettuare scelte sempre più consapevoli.
“Una volta scaduta la garanzia legale, il produttore sarà comunque tenuto a intervenire sui prodotti domestici più comuni, che sono tecnicamente riparabili ai sensi della normativa UE, come lavatrici, aspirapolvere e smartphone. L’elenco delle categorie di prodotti potrà in seguito essere ampliato. I consumatori potranno anche prendere in prestito un dispositivo mentre il loro è in riparazione o, in alternativa, optare per un apparecchio ricondizionato”, è scritto nel comunicato diramato dall’Europarlamento.
Inoltre, ai consumatori potrà essere fornito un modulo europeo di informazione per aiutarli a valutare e confrontare i servizi di riparazione.
E ancora, per agevolare il processo di riparazione verrà creata una piattaforma online europea con sezioni nazionali “per aiutare i consumatori a trovare facilmente negozi di riparazione locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione gestite dalla comunità”.
Infine, la nuova normativa prevede che per rendere le riparazioni più accessibili, “ogni Paese membro dovrà attuare almeno una strategia per promuovere le riparazioni, ad esempio buoni d’acquisto o fondi per la riparazione, campagne di informazione, corsi di riparazione o sostegno agli spazi di riparazione gestiti dalla comunità”.
I Paesi membri, dopo l’approvazione del Consiglio Ue, avranno 24 mesi di tempo per recepire la normativa sul diritto alla riparazione.