Non sempre – soprattutto nei mesi scorsi – hanno espresso la stessa posizione. In questo caso, tuttavia, il punto d’intesa esiste, ed è forte: senza un sensibile decremento dell’imposizione fiscale sulla casa, il mercato immobiliare continuerà a boccheggiare. Lo aveva denunciato nei giorni scorsi la Fiaip. E analoghe considerazioni sono state, adesso, condivise da Fimaa-Confcommercio (Federazione dei mediatori agenti d’affari, agenti immobiliari, mediatori creditizi, mediatori merceologici e agenti in attività finanziaria).
“Il quadro già delineato dai nostri operatori sul mercato immobiliare è in perfetta sintonia con il trend tracciato dai dati dell’Agenzia delle Entrate – commenta il presidente nazionale Valerio Angeletti -. Dopo una lunga serie di segni negativi, l’andamento del mercato sembra finalmente essersi invertito. Scorgiamo, infatti, dei veri segnali di crescita delle compravendite immobiliari, favorite dal calo dei prezzi e da una leggera ripresa delle erogazioni dei mutui per acquistare casa. Ci auguriamo – continua il presidente Angeletti – che la ripresa delle compravendite che sta interessando soprattutto le grandi città del Nord e del Centro del Paese contagi anche il Mezzogiorno. I presupposti del rilancio ci sono tutti, ma per la vera svolta positiva del settore dell’intermediazione immobiliare va diminuita la pressione fiscale sul mattone: non è possibile, infatti, che negli ultimi quattro anni le tasse sulla casa non solo hanno cambiato nome, disorientando i cittadini, ma sono più che raddoppiate aumentando del 115%. Continuando di questo passo non si va da nessuna parte”.
Sull’imposizione immobiliare, peraltro, è intervenuto anche il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, facendo riferimento alle indiscrezioni degli ultimi giorni su tempistiche e modalità di introduzione della nuova local tax: “Quando fu introdotta l’esenzione Ici per l’abitazione principale, per coprirne il mancato gettito, si cominciò subito a parlare di Imu. In seguito, per ovviare alla reintroduzione dell’esenzione Imu, si parlò di service tax, poi di Isi e di Trise, poi di Tuc, anzi di Iuc. Infine si arrivò alla Tasi che, definita tributo per non sbagliare, evocando nella sigla una tassa pur essendo un’imposta, sarebbe stata in grado di confondere le acque. Mai un passaggio migliorativo per i contribuenti. Anzi, una continua erosione dei margini di economicità per i risparmi investiti in immobili. C’è dunque il sospetto che la revisione allo studio, con la local tax, sia l’occasione per ritoccare in peggio la fiscalità immobiliare”.
Ora, che i rappresentanti delle professioni immobiliari e quelli della proprietà continuino a chiedere una riduzione del carico fiscale sulla casa ci sta, e rientra anche nel gioco delle parti. Forse, tuttavia, occorre chiarezza, soprattutto nei confronti dei contribuenti. Se si ritiene davvero che vi possano essere i margini economici per poter perseguire tale obbiettivo, allora, vista l’ampiezza dello schieramento favorevole all’abbattimento delle tasse sul mattone, forse sarebbe utile una maggiore pressione sull’Esecutivo, anche in prospettiva. Altrimenti le richieste resteranno agli atti solo nei confronti degli associati di chi le sostiene, senza tuttavia sortire alcun effetto concreto.