Il Consiglio di Stato, con decisione n.02481/2017 resa pubblica nei giorni scorsi, ha ribadito la piena validità del metodo tariffario con cui l’Autorità nel 2012 ha definito i criteri per le tariffe del sistema idrico integrato-SII (e base per i successivi). A sottolinearlo è la stessa Authority che rimarca come i giudici amministrativi, respingendo i ricorsi avverso le sentenze del Tar che già avevano affermato la conformità della regolazione alla consultazione popolare del 2011, hanno definitivamente rigettato la tesi per cui l’Autorità, attraverso la propria regolazione tariffaria, avrebbe reintrodotto il criterio “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, eliminato in seguito al referendum.
LA SENTENZA
In particolare, la sentenza, resa anche sulla base di una consulenza tecnica d’ufficio richiesta dal Consiglio di Stato ad un collegio terzo di esperti, tra i vari elementi ha ribadito che “Se si considera che l’approccio prudenziale adottato dall’Autorità nel definire i singoli parametri del metodo tariffario, in particolare il diverso calcolo degli oneri fiscali nel settore idrico (rispetto a quello elettrico e gas), tiene conto delle specificità tecniche e normative che caratterizzano il SII – nel senso che, attraverso il computo separato degli oneri finanziari e degli oneri fiscali e il correlativo orientamento di ogni singola componente al criterio della sola copertura del costo efficiente, si elimina tendenzialmente ogni elemento di garanzia del rendimento e si perviene al risultato della stretta copertura dei costi di capitale investito e della minimizzazione degli oneri per l’utenza -, la metodologia tariffaria adottata dall’Authority appare in linea con il dettato referendario e con il principio del c.d. full cost recovery, di per sé pienamente compatibile con l’esito del referendum, con conseguente infondatezza delle censure al riguardo mosse”. È stata inoltre ribadita la correttezza della condotta dell’Autorità per tutti gli altri aspetti che erano oggetto dei ricorsi.
LA REPLICA
Dura la replica del Forum italiano dei movimenti per l’acqua: “Il 26 maggio è stata diffusa la sentenza del Consiglio di Stato con cui si stabilisce che il ricorso da noi promosso insieme a Federconsumatori contro il metodo tariffario del servizio idrico elaborato dall’Authority non è stato accolto. La pronuncia, in sostanza, conferma la tesi, già fatta propria dal TAR Lombardia, secondo cui la copertura integrale dei costi del servizio (c.d. “full cost recovery”) comprende anche il costo del capitale proprio investito, giustificando tale scelta con il fatto che l’orientamento pressoché generale della scienza economica fa rientrare nella nozione di costo anche quello di costo-opportunità, nel senso del valore del mancato impiego del fattore produttivo in altra attività comunque profittevole. A questo punto, però, il Consiglio di Stato, dimentica di rilevare, o fa finta di non comprendere, che, sulla base della normativa e della stessa teoria economica dominante, questa nozione di costo economico equivale nella sostanza alla remunerazione abrogata con il referendum. Ci tocca, quindi, constatare che la lettura prodotta dal Consiglio di Stato ripropone l’assunto per cui il servizio idrico è sottoposto alle logiche del mercato e del profitto in spregio alla volontà popolare”. E questa decisione è tanto più grave in quanto s’inserisce in quel solco segnato sin dopo la vittoria referendaria che, provando a ribaltarne gli esiti, tende a svilire gli strumenti stessi di democrazia diretta garantiti dalla Costituzione”.
Di qui, le contromosse annunciate dal Forum: “Riteniamo necessario continuare a ingaggiare una vertenza senza quartiere al metodo tariffario dell’Autorità, attraverso una forte denuncia del suo operato in favore dei privati e del profitto. Ribadiamo, quindi, la necessità che l’Authority sia esautorata e la competenza esclusiva relativa alla funzione regolatoria sul servizio idrico sia affidata al Ministero dell’Ambiente. Ma, intanto, occorre sostenere e tutelare le migliaia di utenti che, in tante parti del nostro Paese, hanno portato avanti, con tenacia e grande forza di volontà, la faticosissima campagna dell’Obbedienza Civile – una delle più straordinarie forme di democrazia partecipativa dopo l’esperienza referendaria – vale a dire di autoriduzione della bolletta dell’acqua dell’abrogata quota pari alla remunerazione del capitale”.