Poco più della metà degli italiani è attento alle tematiche sul consumo dell’acqua da bere, ma una parte consistente del Paese (47%) rimane indifferente all’argomento. Così tra disinformazione e pregiudizi, il 67% della popolazione, nonostante l’impatto economico e ambientale, preferisce acquistare l’acqua minerale in bottiglie di plastica, ritenendola più sicura rispetto a quella del rubinetto. Sono alcuni dei risultati emersi dall’analisi sui comportamenti degli italiani relativi al consumo d’acqua, realizzata da Lifegate, in collaborazione con l’Istituto di ricerca Eumetra MR e con il supporto di Culligan, azienda che da oltre 80 anni opera a livello internazionale nel settore trattamento dell’acqua.
Il primo dato significativo che emerge dalla ricerca è che in Italia vi è una netta spaccatura tra chi è consapevole di quanto sia importante l’argomento acqua (il 53% del campione) e chi, al contrario, non ha alcun interesse. Fra gli informati, il 38% si dichiara moderatamente attento, mentre solo il 15% è super attento. Questi ultimi sono soprattutto laureati di 35-44 anni, provenienti dal nord-est del Paese.
Lo studio, realizzato da Lifegate per Culligan, conferma che fra le mura domestiche il 67% del campione, residente soprattutto al sud o nelle isole, preferisce consumare acqua minerale in bottiglie di plastica e più della metà persone tra i 18 e i 34 anni, lo fa abitualmente. Per il 47% la scelta ?dovuta a una percezione di maggiore sicurezza. Per il 20% ?invece una questione di comodità, mentre solo il 16% sceglie l’acqua minerale confezionata perché ne preferisce il gusto.
L’acqua del rubinetto depurata è l’opzione preferita dal 27% del campione. La scelta è dovuta a sicurezza (40%), benefici salutistici (16%) o minore impatto sull’ambiente (10%).
Infine, il 18% dichiara di consumare acqua del rubinetto non depurata, soprattutto per abitudine familiare (32%), comodità (27%) e minore costo (20%).
A fare da contraltare al grande utilizzo delle bottiglie di plastica c’?la diffusa consapevolezza dei rischi per l’ambiente che tale scelta comporta. In particolare, il 90% del campione ?consapevole che nel 2050, nei nostri mari, vi sarà più plastica che pesci. Il 91% ?altrettanto convinto che la produzione e il trasporto di acqua minerale in bottiglia comportino un elevato impatto ambientale in termini di emissioni di anidride carbonica. Infine, per quanto riguarda i costi economici, il 92% del campione ?a conoscenza che l’utilizzo di acqua minerale in bottiglia determini un esborso a famiglia che varia da 300 a 700 euro, in funzione della qualità del prodotto.
Sempre secondo la ricerca commissionata da Culligan, il 68% degli italiani è disposto ad abbandonare l’acqua in bottiglia e passare a quella del rubinetto, a condizione però di ricevere maggiori garanzie sulla qualità. La percentuale riguarda soprattutto soggetti con più di 55 anni, residenti nei grandi centri del sud Italia, con un titolo di studio medio-basso.
Di recente la Commissione europea ha deciso di revisionare la direttiva 98/83/CE sulle acque potabili, con l’obiettivo di incentivarne l’utilizzo in quei paesi, fra cui l’Italia, dove si consuma in maggior misura acqua in bottiglia. Circa un italiano su due (49,3%), soprattutto persone tra i 18 e i 34 anni, ritiene che l’eventuale miglioramento della norma possa determinare un cambio di abitudini e favorire il consumo dell’acqua del rubinetto.
“Dai risultati di questa analisi – spiega Giulio Giampieri, direttore generale di Culligan – emerge come in Italia sia necessaria una maggiore educazione e informazione sul consumo d’acqua potabile pubblica, utilizzata quotidianamente in tanti altri stati europei. In particolare, occorre spiegare alla gente che l’acqua del rubinetto è sottoposta a controlli sempre più severi, che la rendono buona e sicura. Una scelta economica e sostenibile”.