Tra l’alba e il tramonto dell’ipotesi di innalzare al 12,5% la cedolare secca sulle locazioni a canone concordato è passata una manciata di giorni, in cui le associazioni della proprietà immobiliare da una parte e quelle degli inquilini dall’altra hanno alzato le barricate contro un provvedimento ritenuto penalizzante sia per chi una casa la possiede, e la vorrebbe immettere nel circuito degli affitti agevolati, sia per chi di quell’abitazione in cui vivere a condizioni economiche agevolate ha bisogno, non riuscendo ad accedere né al mercato dell’acquisto immobiliare, né a quello della locazione a canone libero.
Sta di fatto che dal vertice di maggioranza svoltosi nella serata di martedì 29 ottobre non è scaturito soltanto l’accoglimento della posizione dei tanti detrattori di una misura che, oggettivamente, si presentava come contraddittoria perfino rispetto ad alcune delle principali linee guida del governo M5S – PD, a partire dal sostegno delle politiche abitative e dalla lotta all’evasione fiscale; l’incontro di Governo ha partorito, infatti, anche la stabilizzazione della cedolare secca al 10% sugli affitti a canone concordato: aliquota che, dunque, non sarà più oggetto di incrementi programmati da scongiurare anno per anno così come quello del 2020 quando – è bene comunque ricordarlo – era previsto l’innalzamento della cedolare dal 10 al 15% (e quindi l’aumento al 12,5% non sarebbe stato nemmeno la peggiore delle strade praticabili).
Ad ogni buon conto, allarme – a quanto pare – rientrato, attingendo economicamente alla cosiddetta tassa sulla fortuna (l’aliquota sulle vincite al gioco) che sarà incrementata per reperire i circa 100 milioni necessari per disinnescare l’incremento della cedolare.
Legittima la soddisfazione delle associazioni della proprietà immobiliare, come rimarcato, tra i tanti, dal presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa: “Dopo due settimane di battaglia arriva la notizia che il Governo confermerà e renderà strutturale la cedolare secca del 10% sugli affitti abitativi a canone calmierato. È un’ottima notizia e diamo volentieri atto al Governo di questa scelta di prospettiva. Altrettanto volentieri diamo atto a Italia Viva dell’impegno di queste settimane, all’interno della maggioranza, per scongiurare un aumento di tassazione del tutto inaspettato”.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Federproprietà e del Coordinamento di Proprietari Immobiliari (composto, oltre a Federproprietà, da Confappi, Uppi e Movimento per la Casa), anch’essi tra i principali oppositori dell’innalzamento della cedolare secca per i canoni concordati.
“Il Governo ha fatto marcia indietro e ha riportato la cedolare secca sugli affitti al 10 per cento: se fosse aumentata, avrebbe penalizzato milioni di proprietari e l’intero settore immobiliare che ancora attraversa momenti di grossa difficoltà”. Lo dichiara l’on. Massimo Anderson, presidente di Federproprietà, che aggiunge: “Quanto all’ipotesi di portare ai massimi livelli o addirittura superiori l’aliquota unificata di IMU e Tasi, Federproprietà ha già manifestato, nell’audizione dell’11 luglio scorso dinanzi alla commissione Finanze della Camera, le ragioni per mantenere l’invarianza del gettito dei due contributi, ribadendo che già da oggi milioni di proprietari sono buoni contribuenti versando allo Stato e ai Comuni 50 miliardi l’anno, dei quali nessuno viene reinvestito nell’edilizia per le fasce deboli”.
Dunque, preso atto del passo indietro del Governo sull’aumento della cedolare secca, il Coordinamento dei Proprietari Immobiliari coglie l’occasione per sottolineare come, sulla casa, rimangono ancora da risolvere altri importanti problemi: