Il disagio abitativo e il “problema casa” vissuto da sempre più famiglie, hanno ormai raggiunto in Italia un livello critico. Il difficile accesso alla casa e l’impossibilità di condurre la propria esistenza in condizioni abitative dignitose, rappresenta uno tra i problemi più gravi, causa di sempre maggiore esclusione sociale, per molte persone e famiglie, italiane e straniere. Sempre di più, i costi dell’abitare incidono pesantemente nella gerarchia dei consumi delle famiglie, soprattutto quelle con reddito medio-basso, determinando rilevanti problemi economici e rappresentando un vero e proprio freno per la crescita del Paese.
Sono i presupposti dai quali ha preso spunto la realizzazione, ad opera di Caritas, Cisl e Sicet (Sindacato inquilini, casa e territorio), di un’indagine nazionale sul tema del disagio abitativo, con lo scopo di rilevare e approfondire la presenza di vecchi e nuovi fenomeni, nell’universo dei servizi Cisl-Sicet/Caritas, anche alla luce della crisi economico-finanziaria che ha colpito per diversi anni il nostro Paese, dove il problema della mancanza e dell’inadeguatezza degli alloggi si è aggravato anche a causa della mancanza di risorse destinate all’edilizia residenziale pubblica. Non a caso, l’Italia è terz’ultima in Europa in termini di peso delle abitazioni sociali sul patrimonio abitativo, superata (in negativo) soltanto da Portogallo e Spagna. Si evidenzia quindi la necessità di adottare misure strutturali, per mostrare una volontà d’inversione di tendenza, dopo anni di fallimento dei provvedimenti legislativi in materia di welfare abitativo.
L’INDAGINE
L’indagine, pubblicata per le Edizioni Lavoro con il titolo “Un difficile abitare” (W. Nanni, M. Auriemma, M. Petterlin), ha coinvolto un campione rappresentativo di utenti dei Centri di Ascolto Caritas e degli sportelli Sicet, nelle principali aree metropolitane del Paese. Il volume riporta nella sua parte finale una serie di raccomandazioni e proposte, rivolte alle amministrazioni pubbliche, alle realtà produttive, al terzo settore, alla comunità civile ed ecclesiale nel suo complesso. Anzitutto vengono avanzate delle istanze di carattere generale “per l’abitare sociale e l’uso sostenibile del territorio”. Inoltre, vengono individuati alcuni “obiettivi di politica nazionale per la casa”, con lo scopo di promuovere azioni di tutela verso gli sfrattati e dar vita ad un Piano per l’edilizia pubblica finalizzato ad aumentare l’offerta di alloggi accessibili.
Secondo quanto emerge dallo studio, andrebbe altresì rivista la legge 431/98 con l’obiettivo di ridurre i canoni di locazione. Infine, andrebbe salvaguardato e rigenerato il patrimonio di edilizia pubblica, ponendo al centro efficienza energetica, sostenibilità ambientale e qualità insediativa, destinando le abitazioni alla locazione con canoni sostenibili.
I RISULTATI
Di seguito, una sintesi dei principali risultati emersi dall’indagine:
* le soluzioni abitative con caratteri di apparente provvisorietà, che riguardano tutti coloro che vivono in stanze e posto letto, raggiungono nel loro insieme una quota di presenza non trascurabile, pari all’8,5% di tutti gli intervistati;
* l’11,1% del totale delle persone che vivono in affitto è privo di contratto; al 26,6% delle persone che vivono in affitto non viene rilasciata nessun tipo di ricevuta; al 32,6%, viene rilasciata una ricevuta sottostimata, che non copre l’ammontare reale della rata di affitto;
* a livello generale, quasi la metà del campione vive in abitazioni definite “strutturalmente danneggiate” (47,3%). Una quota di poco inferiore di persone vive in case/alloggi ritenuti di “ridotte dimensioni” (43,5%); il 20,4% in situazioni di “mancanza di luminosità”;
* la metà delle persone che si rivolgono ai due enti dichiara di incontrare grandi difficoltà nel pagare l’affitto, la rata di mutuo o le spese condominiali di gestione/mantenimento dell’abitazione. Nel caso degli utenti Caritas, tale quota è pari al 68,7% di tale universo;
* nel caso degli utenti Caritas/associati Sicet, il 73,2% delle persone che vivono in affitto e il 71,4% di coloro che stanno pagando la rata del mutuo si colloca in situazione di potenziale sofferenza economica, in quanto il peso dell’affitto/mutuo supera il valore-soglia del 30 per cento sul totale del reddito;
* a livello generale, il 16,0% del campione vive un problema di sfratto o di pignoramento giudiziario. Si tratta in prevalenza di italiani, abitanti nelle regioni del Mezzogiorno, di età compresa tra 50 e 64 anni, disoccupati, che vivono in famiglie non eccessivamente numerose (massimo 5 componenti), con figli minori e un basso livello di reddito. Più della metà degli sfrattati/pignorati vive in alloggi con “strutture danneggiate” (Il 58,8%). Il 45,4% risiede in abitazioni considerate di “ridotte dimensioni” e il 32,0% vive in condizioni di sovraffollamento. Più rare, anche se non del tutto assenti, le situazioni di totale assenza di dotazioni igieniche, che riguardano comunque una persona su dieci (9,3%).
* a fronte di tale livello di disagio, le risposte istituzionali appaiono deboli: solo il 23,5% degli utenti Caritas/Sicet usufruisce di una o più misure socio-assistenziali nazionali o locali. La misura più diffusa – il Fondo nazionale di sostegno alla locazione – è fruita dal 10,6% del campione (45,1% di tutti coloro che ricevono un aiuto socio-assistenziale).
IL CONFRONTO
L’indagine ha quindi messo a confronto le politiche di welfare in atto nel nostro paese e nel resto d’Europa. ecco che cosa ne è emerso.
* a livello europeo, se prendiamo in considerazione lo stock di abitazioni sociali in affitto in rapporto al totale delle abitazioni, i Paesi Bassi sono il Paese con il livello più alto (32%), seguiti da Austria (23%), Danimarca (19%), Regno Unito (18%), Svezia (18%), Francia (17%) e Finlandia (16%). L’Italia, con il suo 5,3% è agli ultimi posti della classifica europea, sotto il valore medio dell’Unione Europea (8,3%);
* gli sfratti: in Italia provvedimenti esecutivi di sfratto ad uso abitativo emessi nell’anno 2014 sono stati 77.278, di cui: 3.433 per necessità del locatore, 4.830 per finita locazione e 69.015 per morosità e altra causa. Nello stesso periodo, le richieste di esecuzione sono state 150.076 e gli sfratti eseguiti 36.083. Il raffronto con i dati dell’anno precedente evidenzia per i provvedimenti di sfratto emessi un aumento del +5%. Rispetto al 2013, le richieste di esecuzione sono aumentate del 14,6 e gli sfratti eseguiti 13,5%;
* nel patrimonio residenziale pubblico gestito dagli ex Iacp abitano circa 2 milioni di persone, spesso in situazioni di estrema fragilità sociale: 140 mila persone disabili; 600 mila anziani ultra65enni; 130 mila immigrati extracomunitari; 34% di famiglie con redditi al di sotto dei 10 mila euro annui; sono circa 650 mila le domande di alloggi Erp in attesa di esecuzione.