[A cura di: Vincenzo Perrotta] Il via libera definitivo del Parlamento alla “legge Europea 2018” – la quale, tra le innumerevoli materie che disciplina, punta anche ad eliminare del tutto il vincolo dell’incompatibilità tra l’attività di agente immobiliare e quella di amministratore condominiale – dovrebbe arrivare tra il 13 e il 26 aprile (periodo fissato per la votazione in aula). Meno di un mese, dunque, e non sarà più un tabù per le agenzie immobiliari occuparsi regolarmente di gestione condominiale.
Per quella data, le associazioni aderenti a Confassociazioni Immobiliare non vogliono farsi cogliere impreparate, e hanno deciso di incontrarsi per stabilire una linea comune. La riunione – a riflettori spenti – si è tenuta ieri giovedì 28 marzo, nella sede romana della Confederazione delle Associazioni Professionali, in via Bertoloni 44. A convocata e presiederla, il presidente di Confassociazioni Immobiliare ed ex numero uno Fiaip, Paolo Righi, e il presidente di Confassociazioni Angelo Deiana.
Invitati al tavolo di discussione, e spettatori interessati, la prima promotrice del Registro degli amministratori di condominio, Federica De Pasquale, e il presidente dell’Avi (Associazione Visuristi Italiani), Mario Bulgheroni. Con loro, i rappresentanti delle associazioni, Acap, Anaip, Ap, Arco Condomini, Figiac, Frimm, Laic, Unicasa Italia.
Durante il pomeriggio di lavori, va detto, si è preferito non addentrarsi nello specifico della norma, preferendo dare priorità alla ricerca del minimo comune denominatore e, dunque, di una posizione comune, che raccogliesse il pensiero delle numerose associazioni presenti.
Come ha spiegato Paolo Righi al termine del confronto, “Confassociazioni Immobiliare è un’associazione delle associazioni, quindi è normale che al suo interno i vari presidenti abbiano posizioni e visioni che possono andare anche in direzioni differenti. Sul tema, ad esempio, della compatibilità tra le due professioni, abbiamo ascoltato le diverse posizioni che, pur con tutti i distinguo, convergono su un aspetto fondamentale: l’economia sta cambiando, c’è bisogno di avere una rappresentanza forte nella filiera dell’immobiliare e le varie professioni che compongono questa filiera devono per forza collaborare per mettere al centro il cliente. Quindi l’eliminazione delle incompatibilità nei confronti degli agenti permette alle professioni della filiera immobiliare di avere delle possibilità in più. Come Confassociazioni Immobiliare pensiamo non tanto alle difficoltà, ma alle opportunità che tutti i professionisti possono avere nello sfruttare, nel futuro, questa maggiore apertura che la legge permetterà, nell’erogare servizi”.
Secondo Righi, “il tema dei prossimi anni è quello di un’economia delle reti e circolare, che veda il cliente al centro delle prestazioni di tutti i professionisti. Ora, il fatto che la norma possa aiutare questa sinergia non va a ledere quelle che sono le idee profonde di Confassociazioni Immobiliare e di tutte le associazioni che la compongono, ovvero che la competenza verticale di ogni professionalità va rispettata. Non esiste e non troveremo mai questo giano bifronte che fa bene sia l’amministratore che l’agente immobiliare. Si apriranno invece le porte alla possibilità che più professionisti si uniscano in società multiservizi in grado, quindi, di offrire contemporaneamente, con la stessa denominazione sociale, una serie di servizi in più, facendo sì che anche il nostro sistema si adegui a quello che già avviene nel mondo, abbandonando quel “nanismo” che è tipico di molte aziende italiane, di piccole dimensioni e poco strutturate”.
Un tema che chiama in causa, chiaramente, anche quello del taglio delle spese vive sostenute da chi opera nel settore dell’amministrazione immobiliare. Come ha precisato ancora Righi, “oggi il nodo è anche quello di trovare la capacità di stare sui costi degli studi professionali: unirsi in società multiservizi e abbassare le spese è nella logica di sostenibilità economica per i prossimi 10-15 anni, ma anche nella logica di questa norma che punta a garantire più servizi e più trasparenza per i consumatori”.
Sostanzialmente in linea con la posizione di Paolo Righi, anche quella degli intervenuti, a cominciare dal vicepresidente vicario aggiunto di Confassociazioni, Franco Pagani: “Si tratta di sviluppare sinergie tra operatori immobiliari con il fine di far crescere e rafforzare un settore fondamentale per il sistema Paese nel suo complesso”.
Tre i punti fondamentali e condivisibili, secondo l’associazione LAIC, seduta al tavolo con la responsabile della delegazione di Desenzano del Garda, Loredana Castallo e con il vicepresidente nazionale Fabrizio Travaglia: “Il primo aspetto sul quale concordiamo – ha sottolineato Travaglia – è l’importanza di fare squadra in un contesto fortemente segmentato come quello delle associazioni dell’amministrazione condominiale. Secondo punto fondamentale è dare priorità alle competenze verticali del professionista che, d’altra parte, devono coniugarsi con le mutate esigenze del mercato”. Terzo fattore cruciale, la volontà di dare una periodicità agli incontri del tavolo di Confassociazini Immobiliare: si è deciso, infatti, di trovarsi ogni 3-4 mesi per portare sul tavolo le questioni che per noi sono importanti e per raggiungere una linea comune, rendendo più concreta l’idea di fare rete e organizzarsi”.
Secondo Michele Sacchetti, CEO di Unicasa Italia Spa: “Questa nuova norma rappresenta una possibilità in più per quelle aziende strutturate, sia dell’amministrazione condominiale che dell’immobiliare. Questo perché – ha aggiunto – si apre alla possibilità di offrire agli stessi utenti servizi differenti. Ritengo, poi, che sia fondamentale il riconoscimento di quello che è ormai un dato di fatto, e cioè che queste due attività si accavallano. Adesso, con la Legge europea 2018 tutto avverrà alla luce del sole, rispettando le professionalità e fornendo uno strumento in più ai piccoli amministratori, le cui difficoltà, attualmente, dipendono dal loro essere poco strutturati”.
Quello della formazione è, invece, uno degli aspetti sui quali ha posto l’accento il responsabile delle relazioni esterne di FIGIAC, Sergio Gaglianese: “Noi non siamo contrari alla norma, in particolare sulla questione dell’incompatibilità, fermo restando che la figura dell’amministratore immobiliare rimane centrale. Auspichiamo che i requisiti di accesso alla professione di amministratore siano innalzati al fine di valorizzare la professione stessa. Gestire processi complessi (come prevede anche la norma) richiede anche professionisti preparati, sia dal punto di vista intellettuale, che dal punto di vista delle richieste del mercato. L’Italia, facendo parte dell’Unione Europea, dove mi pare questa incompatibilità non esista, deve sottostare alle regole europee. Se vogliamo stare nel mercato libero dobbiamo stare alle sue regole. Aggiungo che questa incompatibilità si è vista soltanto da un punto di vista formale, ma nella sostanza è sempre stata superata dichiarando che l’attività non è quella prevalente”.