Dal 1 gennaio 2023 il Superbonus 110% potrebbe cambiare volto. L’agevolazione potrebbe infatti subire delle modifiche e prevedere aliquote differenziate per prima e seconda casa. Ma potrebbe anche essere diversificata in base al reddito del beneficiario o al tipo di immobile oggetto dei lavori.
Cortexa, l’associazione italiana di riferimento per il sistema di isolamento a cappotto, ritiene però che la riduzione dell’aliquota del Superbonus non offrirebbe alcun beneficio. Andris Pavan, Presidente di Cortexa, ritiene infatti che non solo la revisione del beneficio escluderebbe molte famiglie dalla possibilità di effettuare i lavori di riqualificazione, ma rallenterebbe la ripresa del settore edile e di conseguenza la riduzione di consumi ed emissioni.
Cortexa lancia quindi il suo appello al Governo, affinché venga preservato il Superbonus con aliquota al 110% fino al 2030. Tra le motivazioni indicate dall’associazione, innanzitutto, quella dell’esigenza di riqualificare il patrimonio esistente. Il 78% circa degli immobili italiani, infatti, risale all’epoca in cui non venivano adottate misure di risparmio energetico, ossia prima della Legge 373 del 1976. Senza il Superbonus 110% sarà impossibile riqualificare una quota significativa degli edifici, ormai obsoleti ed energivori, mancando di conseguenza gli obiettivi europei di riduzione di consumi ed emissioni. Senza contare che proprio l’Italia è uno dei Paesi europei con una tra le situazioni più gravi in relazione alla povertà energetica e ha una elevata dipendenza energetica dall’estero.
Infine, la misura del Superbonus, anche nell’entità del 110%, ha dimostrato di poter generale valore e non essere solo un costo. Secondo uno studio ANCE Emilia e Nomisma di luglio 2022, il Superbonus 110% avrebbe generato un valore economico di 124,8 miliardi di euro (pari al 7,5% del Prodotto interno lordo del Paese) e più di 634.000 occupati in edilizia. Allo stesso tempo 483.000 famiglie con reddito medio-basso hanno potuto effettuare lavori di riqualificazione.
Piuttosto che abbassate l’incentivo, Cortexa suggerisce di legarlo a criteri di qualità dei materiali, progettuali ed esecutivi più stringenti e verificabili.
Per esempio, il sistema a cappotto per garantire prestazioni elevate dovrebbe essere dotato di certificazione ETA e marcatura CE, fornito come kit da un unico produttore. Il progettista e il direttore dei lavori dovrebbero conoscere e applicare la norma UNI/TR 11715 per la corretta progettazione e posa del cappotto, che dovrebbe avvenire da parte di installatori qualificati, con competenze certificate secondo la norma UNI 11716. Questi tre requisiti consentirebbero di evitare di rendere vano l’investimento e garantirebbero prestazioni eccellenti a lungo termine.