Sono passate più di due settimane dal voto del 4 marzo ma, alla vigilia dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, gli scenari politici sono tutt’altro che delineati con chiarezza. Il che, ovviamente, acuisce l’incertezza non soltanto sociale, ma anche economica, congelando, di fatto, l’intero Paese, nell’attesa che si sciolga in un qualunque modo il nodo sulla composizione del Governo.
Tra i tanti comparti che sono alla finestra, c’è anche quello della casa, che dal nuovo Esecutivo si aspetta la concretizzazione di quelle misure più volte sollecitate, nei mesi precedenti il voto, dalle rappresentanze della proprietà.
Nel frattempo, però, può forse essere utile ricordare quali siano le posizioni in materia immobiliare delle forze politiche che si sono candidate alla guida del Paese. Confedilizia le aveva raccolte e riassunte prima della tornata elettorale, e oggi assumono una rilevanza forse ancora maggiore, permettendo di delineare le strategie che potrebbero essere messe in campo in materia edilizia e immobiliare da partiti e coalizioni che sono usciti vincitori dalle urne o che, comunque, rappresentano potenziali aghi della bilancia nella complessa ed enigmatica composizione di un Governo.
Il programma con cui il Centrodestra si è presentato agli elettori contiene dieci capitoli condivisi dalle quattro forze politiche che compongono la coalizione (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia-Udc).
Nel capitolo intitolato “Meno tasse”, si trovano alcuni “no” di interesse per la proprietà immobiliare: all’imposta sulle donazioni, all’imposta di successione, alla tassa sulla prima casa. Più avanti, si legge: “Introduzione del principio del divieto di tassazione in assenza di reddito (Irap, Imu, bollo auto, donazioni e successioni)”. L’applicazione di questo punto si tradurrebbe nell’eliminazione dei 21 miliardi di euro di Imu (ma anche di Tasi) che gravano – oltre che su una parte delle abitazioni principali – su seconde case, case affittate, negozi, uffici ecc. Un obiettivo che potrebbe perseguirsi contemporaneamente al varo di un tributo locale sui servizi in sostituzione dell’attuale imposizione di natura patrimoniale.
Per quanto riguarda le imposte sui redditi, l’eventuale introduzione della flat tax comprenderebbe anche i redditi da locazione, che attualmente godono di un’imposta sostitutiva (la cedolare secca) solo per l’affitto di abitazioni da parte di persone fisiche. Inoltre, uno specifico impegno all’introduzione di una cedolare secca per le locazioni commerciali hanno assunto, in occasione della loro partecipazione al ciclo di video-interviste “L’immobiliare incontra la politica”, diversi esponenti della colazione di centro-destra, le cui componenti hanno diffuso anche singoli programmi ad integrazione di quello comune: riportiamo un breve estratto di quelli principali.
Quello della sintesi è senza dubbio un dono, tantopiù per un Movimento nato e cresciuto sul web. In ogni caso, nel programma in venti punti del Movimento Cinque Stelle, così come pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno, ce n’è uno soltanto (il numero 6), in cui si parla di casa, citando “manutenzione del territorio, contrasto al dissesto idrogeologico, adeguamento sismico, bandaq ultra-larga”.
In occasione della sua partecipazione al ciclo di video-interviste di Confedilizia dal titolo “L’immobiliare incontra la politica”, Daniele Pesco ha però proposto l’applicazione di una cedolare secca del 10% per le locazioni brevi e ha espresso l’interesse del Movimento per l’introduzione di una cedolare secca anche per le locazioni commerciali. “La cedolare secca – ha detto – ha portato dei beneficii per le casse dello Stato. Se l’imposizione fiscale diventa un ostacolo alla legge della domanda e dell’offerta, c’è qualcosa di sbagliato”.
Principale sconfitto della tornata elettorale, a dispetto delle annunciate dimissioni di Renzi dalla guida del partito (viste da molti dei grillini come uno spiraglio) il Pd ha comunque, più volte, confermato di non voler fungere da stampella al Movimento 5 Stelle. Al momento, dunque, è più probabile che i suoi (pochi) esponenti eletti si vadano a sedere nei banchi dell’opposizione. Ad ogni buon conto, la proposta del Pd in materia di casa si impernia su “aumento della deducibilità dell’Imu pagata sugli immobili da imprese, commercianti, artigiani e professionisti; e rigenerazione urbana”.
In occasione della sua partecipazione al ciclo di video-interviste di Confedilizia, il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, aveva anche puntato sull’estensione della cedolare secca agli affitti commerciali e sull’istituzione, all’interno del Governo, di una cabina di regia per lo sviluppo immobiliare, la casa e l’edilizia”.