[A cura di: Associazione Inoltre – Alternativa progressista] Nel mezzo della situazione di emergenza sanitaria, la correzione dei compiti inerenti l’Esame di Abilitazione Forense 2019-2020 è stata sospesa, mentre i giovani medici, per i quali è già prevista e regolamentata una retribuzione durante il periodo di specializzazione, sono stati abilitati tout-court allo svolgimento della professione, non solo per questo periodo emergenziale, ma anche per gli anni a venire.
Si configura la possibilità che anche per i giovani farmacisti ed odontoiatri, come per altre professioni sanitarie, venga prevista la laurea abilitante. Nessuna tutela è paventata per i praticanti avvocati.
Ad oggi, l’unica formale presa di posizione è stata avanzata al Senato nel parere della Seconda Commissione Giustizia Permanente, a firma della senatrice Valeria Valente. Questa proposta prevede di raddoppiare il numero dei commissari e riprendere, anche con modalità telematiche, le correzioni delle prove scritte e l’espletamento delle prove orali.
Non si ravvisa tuttavia nessuna previsione di tempi, nessuna garanzia di trasparenza nelle operazioni e nessuna considerazione in merito ai prossimi esami scritti che si dovrebbero tenere a dicembre 2020.
A fronte di questa emergenza, che inevitabilmente porterà ad un ulteriore allungamento dei tempi di abilitazione, di cui i praticanti pagheranno ancora una volta il prezzo, l’unica formale proposta in campo ad oggi non risolve il problema e anzi determina probabilmente costi aggiuntivi per le casse pubbliche.
Siamo consapevoli che la professione forense, per la sua importanza e per il ruolo fondamentale che riveste nel nostro ordinamento, debba essere esercitata solo da soggetti preparati e meritevoli, ma ogni proposta dovrebbe essere propedeutica ed orientata ad una riforma integrale dell’iter abilitativo alla professione, così da non creare de facto percorsi universitari di “serie A” ed altri, come il nostro, di “serie B”, con una visibile e marcata disparità di trattamento.
Per fronteggiare e superare nell’immediato questa situazione di stallo emergenziale, con il supporto propositivo di centinaia di giovani praticanti, l’associazione Inoltre – Alternativa Progressista ha formulato una proposta di emendamento, semplice, chiara, motivata e ragionevole, che possa venire incontro alle sopravvenute circostanze e, nel contempo, incontrare il più largo consenso politico fra le forze di maggioranza, al fine di dare una risposta quanto più celere alla stasi che imperversa senza interruzioni.
Si chiede, in buona sostanza, l’ammissione ad una prova orale “snella”, che preveda l’interrogazione su quattro materie tra le principali del nostro ordinamento giuridico – come meglio indicate nell’allegata proposta – e che la correzione dei nostri elaborati, per come oggi organizzata, sia sospesa, ma che in sede di colloquio si instauri con la commissione una proficua discussione sulle prove scritte sostenute a dicembre 2019, così da non vanificarle e tenendole in considerazione nella valutazione complessiva.
Tale proposta, che si auspica possa essere valutata positivamente ed inserita in sede di conversione del prossimo decreto emergenziale n. 23/2020 – c.d. decreto di aprile – è stata inviata ai rappresentanti delle principali formazioni politiche di maggioranza, nonché ai relativi componenti in seno alla Commissione Giustizia ed al Ministero.
Da prime informali consultazioni, abbiamo ricevuto molti riscontri positivi, ma anche alcune critiche. Nello specifico, la critica che va per la maggiore è quella di voler approfittare della situazione per essere ammessi tutti alla prova orale, per di più semplificata.
La prova orale da noi proposta non è “semplificata”, è “snella”, questo per rispondere a precise esigenze, anche di natura economica e logistica, poiché meno materie consentirebbero colloqui orali più rapidi, con la possibilità di organizzare più sottocommissioni con le risorse umane ad oggi già nominate, salvo la necessità di eventuali integrazioni di nomine straordinarie a supporto.
I praticanti, come il resto della popolazione italiana, hanno subito in questo periodo l’isolamento, in alcuni casi trasferimenti o allontanamenti imposti da esigenze di salute pubblica, hanno perso cari e familiari, hanno concrete difficoltà nel reperire il materiale su cui studiare per la prova orale, molti familiari hanno perso il lavoro e stanno fronteggiando non poche difficoltà nel provvedere alle proprie spese.
Lo svolgimento dell’esame di abilitazione, così come strutturato, genera dubbi di trasparenza, meritocrazia ed uguaglianza non solo in noi giovani praticanti, visti addirittura come una “minaccia” al sistema già saturo e scoraggiati a proseguire su questa strada da molti avvocati, i quali forse temono l’inserimento competitivo nel mondo legale di giovani preparati e competenti. A questo proposito, giungono nella direzione delle nostre sollecitazioni perplessità in seno all’Unione Europea e alle stesse Nazioni Unite, come si può apprendere dall’ultima formale richiesta all’Italia di chiarimenti del Comitato sui diritti economici, sociali e culturali (UNDESC) del 16 aprile ultimo scorso.