Il sole è fonte di vita e, per qualcuno, anche di totale indipendenza energetica. E’ il caso di Sergio Enrietta, originario di Venaus, piccolo Comune Piemontese, per la precisione Valle di Susa. Da tempo residente sulla Roceja di Borgone, da oltre un anno ha detto completamente addio alle bollette elettriche.
“L’energia accumulata dai pannelli fotovoltaici collocati sul tetto mi ha permesso di percorrere ad oggi oltre 11 mila km con l’auto elettrica e di riscaldare la mia abitazione con pompa di calore. Il sole fornisce un’energia gratuita ed ecologica che, in un periodo in cui si incentiva l’ecosostenibilità, a mio avviso andrebbe sfruttata maggiormente: il versante nord della valle di Susa, ben esposto, è lo scenario ideale per progetti di questo tipo”.
Le due stringhe da 12 pannelli fotovoltaici che Sergio ha posizionato sul tetto di casa lavorano incessantemente convogliando l’energia nei due inverter del garage (uno di riserva) da 5 kw cadauno. Poco più in alto sono collocate quattro batterie a “super condensatori” (“la cui vita – ci dice – supererà di gran lunga la mia…”), mentre la Volkswagen E-up sale e scende i tornanti della borgata borgonese senza chiedere nulla in cambio se non, ogni tanto, un collegamento alla presa di corrente.
“La mia auto ha una bella potenza – spiega Sergio. – Può raggiungere i 130 kmh e, se viaggio senza superare i 110 km orari, mi garantisce circa 300 km di autonomia. E io lo faccio volentieri: dobbiamo smetterla con questa smania, questa fretta che ci avvelena. Scegliere di far andare il mondo intero poco oltre i 100 km all’ora riequilibrerebbe tutto, risparmieremmo e ci sarebbero anche meno incidenti”.
Su Sergio l’energia elettrica ha sempre esercitato un grande fascino. “Prima ancora di frequentare le elementari, partendo dal faro di una bicicletta avevo costruito, in totale autonomia, un aggeggio per farmi luce nell’esplorazione dei luoghi bui. E già allora riflettevo sul perché si lasciavano accese le luci pubbliche la notte, quando la gente dormiva…”.
Concluse le scuole lavorò per un anno come manovale edile, in un’epoca in cui gran parte del materiale veniva portato a mano. “Mi dicevano: Sergio adesso porti su una bella scorta di mattoni, poi, mentre ti riposi, prepari una betoniera di calce, la porti su e torni a riposare mentre porti su altri mattoni. Dopo 6 giorni con questi ritmi la tregua domenicale volava via in un lampo. Era un lavoro faticoso ma, in osservanza del detto “impara l’arte e mettila da parte”, ho memorizzato il processo di costruzione di una casa, cosa che in seguito mi è tornata molto utile”.
Raggiunta la maggiore età, Sergio fu assunto come elettricista all’Assa di Susa, all’epoca in grande espansione. Destreggiandosi tra lavoro giornaliero e studi serali, nel giro di un anno gli fu affidata la responsabilità della parte elettrica del reparto forni e fonderia automatica. Poi venne il tempo del servizio di leva e la successiva assunzione in Ferrovia, inizialmente come elettricista e poi per 35 anni alla guida dei treni.
“In quegli anni il petrolio costava poco, e per di più ci prospettavano un futuro radioso all’insegna dell’energia nucleare pulita, sicura e con spesa irrisoria. Ma con la stessa energia si producevano bombe”.
Fu a Calais, guardando la distesa di camini di scarico delle navi in sosta, che emettevano fumo e polveri in quantità, che Sergio prese la sua decisione. “Realizzai che, se non avessimo fatto nulla, saremmo stati perduti. Bisognava passare all’azione, per non essere responsabili di un sistema che produceva un simile inquinamento”.
La cucina ad induzione, la pompa di calore per il riscaldamento e raffrescamento, il frantoio delle olive del suo uliveto, l’auto. Tutto, a casa Enrietta, è alimentato dal sole. “Godo di tutti i comfort necessari, ho scelto di costruire la casa in cui vivo seguendo determinati criteri e lo garantisco: la casa solare è possibile”.
Oltre alla regola basilare venausina dei 3 barùn (mucchi), “uno di sabbia, uno di pietre e uno di legna (tutti e tre “grandi come una casa”)”, nel costruire un’abitazione è fondamentale scegliere una buona esposizione. “Osservando la valle dall’alto si nota, oltre alla quantità di terreno agricolo andato perduto, che le costruzioni più recenti non hanno tenuto in alcun conto l’orientamento delle falde dei tetti, scelta che rende in molti casi difficile lo sviluppo dell’energia solare”.
Quando Sergio ha costruito la sua casa, a partire dal 2011, ha scelto un luogo soleggiato ed un orientamento a sud, e si è inoltre impegnato a realizzare il massimo possibile di risparmio energetico: i muri hanno coefficiente di trasmittanza 0,16 e le vetrate, triple, coefficiente 0,6, per avere un isolamento quasi totale: “Anche con -10 gradi esterni si sta “spalle al vetro” senza avvertire il freddo”.
Ciò non vuol dire che la casa non respiri: il ricambio d’aria è perennemente garantito da un tubo del diametro di 20 centimetri, che conduce il flusso d’aria proveniente dall’esterno alle bocchette dislocate in ogni stanza, fino al camino sul tetto. La circolazione avviene per via naturale, grazie alle differenze di temperatura, ma una ventola in bagno ed una in cucina incrementano la velocità di ricircolo quando è necessario. Il tubo è inoltre interrato per una quarantina di metri, per recuperare qualche grado in inverno e rinfrescare gli ambienti in estate.
L’acqua sanitaria e il riscaldamento a pavimento provengono da 6 mq di collettori solari sotto vuoto, posti ai piedi dell’edificio. “Il posizionamento della mia abitazione, su un terreno terrazzato, facilita questo scambio energetico: avendo collocato i collettori in basso l’acqua calda sale e la fredda scende. Quando il tempo è nuvoloso, se è necessario posso ricorrere alla stufa a legna che ho posto al centro dell’abitazione, per garantire confort in tutta la casa.
Oppure posso scaldare l’acqua utilizzando l’energia elettrica immagazzinata ed attivare il climatizzatore con pompa di calore: svanisce il fascino della fiamma ma così facendo riduco ulteriormente sia le emissioni che i consumi di legna (molto bassi, non più di 10 quintali all’anno, che ricavo dalla gestione del territorio circostante)”.
Il sogno di autosufficienza energetica si è così avverato, e nel frattempo Sergio ha anche trovato il tempo di mettere a dimora sul terreno circostante circa 600 ulivi di 60 varietà diverse, dando vita all’Oliveto sperimentale alpino Roceja Attiva.
Certo, se il tempo rimane nuvoloso più del previsto possono esserci dei problemi di scarsità di energia, che tra il 2020 e l’inizio del nuovo anno sono stati limitati ad alcuni giorni tra il 15 dicembre e il 15 gennaio. “In questi casi si può attingere dalla rete. Oppure nel mio caso, che dalla rete sono scollegato, occorre fare un po’ di astinenza. Ma non si pensi ad eccessive privazioni, tutto è facilmente gestibile, basta ridurre gli sprechi e dare il giusto valore alla propria vita”.
Lavare i piatti a mano o rimandare il bucato in lavatrice non è certo un dramma di fronte ai numerosi vantaggi ottenuti, sia economici che di rispetto ambientale. “In fondo – conclude Sergio – da bambino passavo 3-4 mesi in montagna con le mucche ed una sola lucerna, e mai ho sentito la mancanza dell’energia. Anzi, sono i miei ricordi più belli”.
Agli scettici garantiamo comunque che a casa di Sergio il cellulare, il pc e gli elettrodomestici sono carichi e funzionanti. Grazie esclusivamente al sole, che ogni giorno offre alla sua abitazione un pieno di energia. Un gran regalo, che troppo spesso in molti sottovalutiamo.