Un lieve calo rispetto all’anno scorso. Tuttavia, l’effetto pare
quello di un brodino; di un palliativo somministrato a famiglie i cui conti
economici versano spesso in condizioni gravissime, se non terminali. E così,
anche l’effetto placebo lascia assolutamente il tempo che trova. Malgrado
l’irrisorio risparmio, infatti, anche nel 2015 si conferma forte il peso delle
bollette di elettricità, gas, acqua e rifiuti, che continua ad incidere in
maniera determinante sul potere di acquisto degli italiani.
A lanciare, nuovamente, l’allarme è il Creef – Centro ricerche economiche
educazione e formazione della Federconsumatori – il quale ha rilevato che per
l’energia elettrica, il gas, l’acqua e i rifiuti la spesa complessiva nel 2015
ammonterà in media a 2.345 euro: il +65,10% rispetto al 2000, il +15% rispetto
al 2010 e il -1,4% rispetto allo scorso anno. Un andamento ingiustificabile,
tanto più considerando che l’aumento rilevato negli ultimi 15 anni è circa il
doppio rispetto all’incremento del tasso di inflazione dal 2000 ad oggi, che
risulta pari al +33,2%. La stessa considerazione vale per l’incremento dal 2010
ad oggi, periodo in cui l’aumento del tasso di inflazione è stato del +7,5%.
Rispetto al 2014 si registra invece un calo di 35 euro, pari al -1,44%.
Come puntualizza il direttore del Creef, Mauro Zanini: “Per quanto
riguarda le previsioni per il 2016, nel settore energia e gas il forte calo dei
consumi energetici e la rinegoziazione dei contratti take or pay in
presenza di un esubero dell’offerta di gas, nonché il prezzo del brent attorno
ai 50 dollari al barile e la crescita delle rinnovabili, in un quadro economico
di lenta uscita dalla recessione, fanno ben sperare per una conferma del trend
discendente dei prezzi registrato nell’ultimo anno. Questo, sia chiaro, sempre
che i benefici che sorgono dalla riduzione dei costi delle materie prime non
vengano vanificati dall’aumento degli oneri di sistema sulle bollette
elettriche e dall’introduzione della tariffa piatta dal 1° gennaio 2016 e da
ulteriori oneri su componenti del gas, cosi come avvenuto negli ultimi 3 anni”.
GLI INCREMENTI
Però, non tutte le aspettative inducono all’ottimismo. Sul versante
dell’acqua, ad esempio, si prevede, sempre per il 2016, un incremento compreso
tra il +4% e il +5%, e se si aggiunge un ulteriore ritocco sulla Tari dell’1-2
%, le prospettive per il prossimo anno non sono positive. Va considerato,
inoltre, che le spese obbligate per la casa stanno registrando un’incidenza
sempre più forte in termini percentuali nei bilanci e, di conseguenza, nei
consumi delle famiglie italiane.
Altro aspetto estremamente negativo, e che dovrebbe indurre ad una
riflessione anche politica, è relativo a quelli che sono stati gli aumenti più
pesanti nel periodo sopraindicato (2000/2015), e cioè gli incrementi
esponenziali nel settore dei rifiuti, pari al +222%: un segno più che
contrasta, ovviamente, con il magari non eccessivo ma certamente significativo
incremento della percentuale di raccolta differenziata. Seguono gli incrementi
della bolletta dell’acqua (+89%), energia elettrica (+63%) e gas (+44%).
L’inversione di tendenza registrata nell’anno in corso rispetto al
2014 è quindi dovuta principalmente al calo significativo della bolletta del
gas, verificatosi a seguito della riforma varata dall’Authority in un contesto
di forte un calo dei consumi ed esubero di offerta sul mercato. Un aumento
importante si è verificato invece sul fronte delle bollette dell’acqua, a causa
dell’applicazione del metodo tariffario transitorio (per il primo periodo
regolatorio). Per quanto riguarda la Tari 2015, gli importi sono rimasti
sostanzialmente stabili rispetto al 2014.
In leggero calo, invece, la spesa annua della bolletta elettrica.
LE PROPOSTE
Ecco le proposte di Federconsumatori per bollette più basse ed eque.
Settore del gas:
* dare piena attuazione alla riforma del gas sul mercato all’ingrosso;
* ridurre la pressione fiscale sulle bollette del gas (che attualmente
è il doppio rispetto alla media europea) ed abolire la tassa sulla tassa,
ovvero l’assoggettamento all’Iva delle imposte erariali e delle addizionali
regionali;
* sterilizzare automaticamente l’incremento dell’Iva all’aumento del
costo della materia prima;
* smetterla di considerare il metano per il riscaldamento come un
“bene di lusso”, portando quindi l’Iva dal 22% per il consumi oltre i 450 mc al
10%;
* riforma bonus gas con raddoppio degli importi per le famiglie in
situazione di povertà energetica;
* divieto di distacco della fornitura alle famiglie indigenti con
minori e/o anziani nel periodo invernale.
Settore dell’energia elettrica:
* sgravare dalle bollette domestiche gli incentivi sulle imprese
energivore e modificare il meccanismo di sostegno a queste ultime trasferendo
gli incentivi sulla fiscalità generale;
* esentare dall’imposizione dell’Iva i diversi contributi ed incentivi
alle rinnovabili annoverati tra gli oneri di sistema;
* riformare, rendendola più equa e trasparente, la bolletta elettrica,
con la riforma tariffaria prevista dal Dlgs n. 102/2014, mantenendo la
progressività come nella attuale struttura per incentivare il risparmio
energetico;
* riformare radicalmente il bonus energia, con raddoppio degli importi
per le famiglie in situazione di povertà energetica.
Settore idrico:
* prevedere piani tariffari di distretti territoriali o regionali
sostenibili per i bilanci delle famiglie, accompagnati da una qualificazione
degli standard di servizio;
* introdurre un bonus idrico con un quadro di riferimento nazionale
nell’ambito di un confronto con le associazioni dei consumatori e le parti
interessate.
Settore dei rifiuti:
* restituire l’importo dell’Iva ai 17 milioni di cittadini che hanno
pagato indebitamente tale imposta sulla Tia 1 e sulla Tia 2;
* riformare la Tari per il 2016, disponendo tariffe sociali omogenee,
detrazioni e piani tributari sostenibili per i bilanci delle famiglie e
regolamenti, da definire attraverso il confronto con le associazioni dei
consumatori.
I NUOVI CALCOLI
Annesso (e fortemente connesso) all’allarme lanciato sull’elevato
impatto economico di tutte le tariffe relative alle utenze domestiche, ce n’è
un secondo, sempre a firma di Federconsumatori: “Non si capisce quale sarebbe
il concetto di equità che ispira la rimodulazione del calcolo della bolletta
elettrica. Una modifica che equipara i consumi delle famiglie più virtuose a
quelli delle famiglie meno attente al risparmio energetico. Fino ad oggi era in
vigore, infatti, un sistema progressivo, che faceva pagare più cara l’energia a
chi ne consumava di più. Dal 1° gennaio, in maniera graduale di qui a tre anni,
tale meccanismo verrà meno. I costi accessori, i cosiddetti oneri di rete e di
sistema, verranno pagati con una quota fissa, non più in maniera proporzionale
ai consumi. È ovvio che tutto ciò penalizzerà le famiglie più attente ai
consumi appartenenti alle fasce più deboli, con grande vantaggio, invece, di
chi ha consumi maggiori e dei grandi produttori di energia elettrica”.
Ma a quanto ammonta il rischio economico? “Gli aumenti – precisa
l’associazione – secondo le stesse tabelle dell’Autorità per l’Energia,
potranno essere di 78 euro l’anno. Di fronte a tali modifiche, il bonus energia
rappresenta una magra consolazione, anche perché sono ncora eccessivamente
restrittivi i limiti per accedervi, e rimane, inoltre, un dato di fatto la
scarsa informazione circa tale opportunità, che spiega perché dei 3,5 milioni
di famiglie aventi diritto, solo 1 abbia beneficiato dell’agevolazione”.
Quali le possibili soluzioni? “Abbiamo più volte espresso il nostro
parere contrario alla riforma delle tariffe elettriche, condannando in
particolare il superamento della tariffa progressiva, non solo perché penalizza
gli utenti ma perché incoraggia il consumo di energia elettrica prelevata dalla
rete, energia prevalentemente prodotta da fronti non rinnovabili, disincentivando
l’efficienza energetica – conclude Federconsumatori -. Ribadiamo che una
modifica in tal senso necessita di una forte gradualità e, da subito,
contestualmente con l’entrata in vigore del nuovo sistema tariffario, di una
generale revisione del Bonus Energia, a partire dalla soglia Isee, che va
portata a 10.000 euro; dalla variazione del bonus, innalzando la percentuale di
riduzione della spesa fino al 50%; nonché dalla semplificazione delle procedure
di accesso in modo da dare esecutività diretta alla rete dei Caf”.