I bonus edilizi dovevano e dovrebbero tuttora rappresentare uno strumento per rimettere in moto il Paese. Molti cantieri, però, sono risultati irregolari e molte sarebbero le aziende edili nate appositamente per speculare. I cittadini, dunque, temono di ritrovarsi coinvolti in truffe. Le imprese oneste, invece, dopo le ultime modifiche attuate proprio per frenare i raggiri, tendono a rifiutare i lavori per paura di fallire.
«È necessario, da parte del Governo, tutelare chi vuole lavorare in modo sano e onesto. In Italia ci sono già diverse aziende che sono letteralmente sul lastrico. Ricche di crediti, si stima infatti che i crediti bloccati in attesa di cessione ammontino a 5,2 miliardi, e senza liquidità per pagare fornitori e dipendenti», afferma Guido Alberti, marketer, blogger e fondatore di Marketing al Millimetro, agenzia di consulenza strategica per il settore edilizio.
Il senso di smarrimento è tanto e rischia di portare al blackout. La Misura, infatti, in meno di 2 anni ha subito ben 30 modifiche legislative. Il mercato dei crediti, da novembre a oggi, è stato protagonista di 4 interventi importanti. E, in previsione, lo scenario non è dei migliori. Ci sarà l’obbligo dell’attestazione della SOA, per comprovare la capacità, economica e tecnica di un’impresa a qualificarsi per l’esecuzione di appalti pubblici per lavori di importo maggiore a € 516.000,00.
Il sistema dei bonus è dunque perennemente sul banco degli imputati e gli incentivi all’edilizia sembrano rappresentare il “male assoluto”, dimenticando, invece, l’importante contributo dato lo scorso anno all’economia, generando un Pil di oltre 12 miliardi. «Il Governo dice che il superbonus genera frodi e triplica i costi. Non è dunque una misura in cui l’Italia vuole credere, anche se l’Europa approva e promuove. In ogni caso noi, ora, abbiamo delle imprese che si sono indebitate, che hanno fatto i lavori. Hanno voluto crederci, si sono fidate e… oggi si ritrovano a non poter pagare i fornitori e i dipendenti, nonostante abbiano crediti da liquidare».
Se è vero che il superbonus, ma più in generale i bonus minori generano frodi – continua Alberti – basterebbe, semplicemente, studiare un efficace sistema di controllo. Lasciando da parte lo stereotipo che vuole l’Italia un Paese di furbetti, il punto è che in questo modo si rischia di “tagliare le gambe” ha chi ha sempre lavorato onestamente. È compito del Governo, dell’Agenzia delle Entrate e di tutti gli Organi di Controllo scovare le irregolarità. Per il discorso dei costi, invece, suggerisce il fondatore di Marketing al Millimetro, si potrebbe prevedere una riduzione dell’aliquota prima del tempo. O, magari, l’Agenzia delle Entrate potrebbe fare un controllo a ritroso e vedere cosa è successo negli anni precedenti all’interno di ogni azienda. «Anche questa – conclude il marketer e blogger – è una cosa che si potrebbe facilmente mettere in pratica».
L’argomento “cessione del credito”, poi, sembrava aver trovato soluzione. Nei fatti, invece, rivela ancora troppe incognite! La quarta cessione poteva essere messa in pratica sin da subito ma una modifica al testo in fase di conversione ha fatto nascere un nuovo problema. Mentre prima il credito era cedibile a chiunque, purché fosse un correntista della banca, adesso è possibile farlo solo a clienti professionali privati. In pratica, solo a chi ha l’esperienza, la conoscenza e la competenza necessaria per prendere consapevolmente le proprie decisioni in materia di investimenti, valutando correttamente i rischi.
«Questo vuol dire: “amici degli amici” – sintetizza Alberti – Sembra quasi che si stia facendo di tutto per far fallire le piccole aziende che operano nell’edilizia, allungandone, oltretutto, l’agonia. Ora vedremo cosa faranno le banche ma il sentore è che non cambierà nulla perché si parla, appunto, di “clienti professionali”. Questo vuol dire che, difficilmente, si sbloccherà qualcosa nell’immediato».
Le vere criticità per i bonus edilizi, dunque, più che da ricercare nelle possibili frodi, sembrano risiedere nella mancanza di certezze. Le quasi 30 modifiche legislative in meno di 2 anni hanno causato solo confusione e i 4 interventi fatti per risolvere il problema della cessione dei crediti, di fatto, stanno paralizzando il mercato. L’estensione dell’obbligo di attestazione SOA anche al settore dei bonus, infine, rischia di infliggere il “colpo di grazia” a uno dei pochi strumenti governativi che, in effetti, hanno dato prova di essere un efficace volano per la ripresa economica.
«Abbiamo capito che tutto quello che abbiamo fatto fino a oggi non ha funzionato. Va bene tutto, certi errori in corso d’opera sono comprensibili ma, ora, modifichiamo e ottimizziamo il processo. Facciamo finta che domani sia un nuovo giorno – conclude Guido Alberti – e facciamo i dovuti controlli ma… diamo la possibilità alle aziende oneste di continuare a operare senza più l’ansia del fallimento».
Fonte: Comunicato Stampa