I contribuenti erano in attesa di una novità sulle modalità di riscossione a partire dal 1° gennaio 2023. Già l’anno scorso era stata annunciata come “imminente”, per poi essere smentita ufficialmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Per il prossimo anno, dunque, il canone Rai resta in bolletta e si paga allo stesso modo.
Dal 2015 l’obbligo fiscale è legato al possesso di un televisore e all’esistenza di un’utenza per la fornitura di energia elettrica nella propria residenza anagrafica. La richiesta di togliere il canone Rai dalla bolletta della luce era stata avanzata dall’Unione Europea, la quale aveva definito un “onere improprio” l’inserimento della voce all’interno della bolletta. Tale richiesta indusse i Governi Conte e Draghi a programmare l’esclusione della voce di spesa per rispettare le linee guida europee sulla concorrenza del mercato libero dell’energia elettrica.
Infine è arrivata la smentita ufficiale del Dicastero diretto dal ministro Giancarlo Giorgetti, in linea con le richieste avanzate dai sindacati Sl-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl-Fnc, Snater, Libersind-Confsal, Adrai e Usigrai. In una lettera indirizzata al Ministero, le sigle hanno infatti scritto: “Privare la più grande Azienda culturale del Paese della certezza dei finanziamenti, oltre alle evidenti ricadute in termini occupazionali che ne potrebbero derivare, avrebbe degli effetti diretti sullo stesso Ministero da Lei guidato, in quanto Azionista di Rai Spa”.
La definizione di “apparecchio televisivo”
A definire cosa si intenda per “apparecchio televisivo” è il Ministero. E lo fa con la nota 9668 del 20/04/2016 (Canone abbonamento Rai – definizione di apparecchio televisivo): per “apparecchio TV” si intende “un apparecchio in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente (in quanto costruito con tutti i componenti tecnici necessari) o tramite decoder o sintonizzatore esterno”. Con sintonizzatore, invece, si indica un “dispositivo, interno o esterno, idoneo ad operare nelle bande di frequenze destinate al servizio televisivo secondo almeno uno degli standard previsti nel sistema italiano per poter ricevere il relativo segnale TV”.
È dunque la norma attualmente in vigore a stabilire che il pagamento del canone è legato strettamente alla tecnologia radio, al segnale Digitale Terrestre o al Digitale Satellitare. Di conseguenza, se l’apparecchio utilizzato per usufruire del segnale televisivo non riceve il segnale radio, il canone può non essere versato. Ecco qualche esempio di dispositivi sui quali non si deve pagare il canone: PC, Mac, Smartphone Android, iPhone, Tablet Android, iPad, Proiettori video
Categorie esentate dal pagamento del canone Rai
Al di là di come si paga e si pagherà il canone Rai, esistono quattro categorie di cittadini che possono chiedere l’esenzione dal pagamento del canone. Innanzitutto gli anziani over 75. La presentazione della domanda di esenzione deve essere inoltrata all’Agenzia delle Entrate. Per avere lo sgravio completo occorre aver compiuto il 75° anno di età entro il 31 gennaio 2022 (che è anche la deadline per l’invio della richiesta di rimborso). Per tutti coloro che invece hanno compiuto gli anni nel periodo compreso tra il 1° febbraio e il 31 luglio 2022, l’agevolazione sarà attiva solamente per quanto riguarda il secondo semestre di possesso del televisore. Ad essere esonerati dal pagamento del canone Rai sono inoltre i militari. A questi si aggiungono anche i riparatori di apparecchi TV, che gestiscono attività e diversi televisori senza però legati al loro utilizzo personale o domestico. La quarta categoria esente comprende gli intestatari di utenza elettrica che però non hanno in casa quello che si definisce un “apparecchio televisivo”.