Nella bolletta della luce, dal 2023, non ci sarà più il canone Rai, nel rispetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il Governo uscente ha infatti dato parere favorevole alla richiesta della Commissione europea, che considera un onere improprio questa voce, se inserita nelle bollette. Tra le questioni che il nuovo Governo dovrà affrontare nell’immediato c’è pertanto anche quella del canone RAI, una tassa pagata controvoglia dalla maggior parte degli italiani.
CANONE RAI: CHI DEVE PAGARLO E QUANTO
Il canone RAI è un’imposta sulla detenzione di apparecchi in grado di ricevere i programmi televisivi. In pratica, chiunque possieda un apparecchio televisivo che riceve il segnale digitale terrestre o satellitare è obbligato a pagare il canone. Sono invece esclusi dall’obbligo i vecchi televisori analogici e i computer.
Chi non vuole pagare deve dichiarare per iscritto di non possedere, né a titolo personale né attraverso familiari conviventi, alcun apparecchio tv o similare (col rischio di forti sanzioni in caso di dichiarazioni prive di fondamento).
Dal 2016, è la titolarità di un’utenza domestica residente di fornitura elettrica a far presumere la detenzione dell’apparecchio televisivo, comportando l’addebito dell’importo del canone direttamente nella bolletta dell’elettricità, 90 euro suddivisi in 10 rate. Contro questa modalità di riscossione della tassa, introdotta dal governo Renzi, si è però scagliata l’UE sostenendo che è contro il principio di trasparenza verso gli utenti.
CANONE RAI E RIFORMA DEL MERCATO DELL’ENERGIA
Il canone RAI dovrà quindi sparire dalla bolletta elettrica a partire dal 1° gennaio 2023, come previsto dal Decreto Energia dello scorso aprile, che dà attuazione all’impegno preso dal governo con l’UE a margine dell’approvazione del PNRR. L’imposta sarà dunque svincolata dall’utenza elettrica per rendere più trasparente la bolletta, che non potrà più contenere oneri non legati al settore di mercato.
COME POTREBBE CAMBIARE NEL 2023
Con l’eliminazione dalla bolletta elettrica, il canone tornerà a essere gestito in autonomia. Quando fu introdotto il pagamento del canone in bolletta venne registrato un incremento del 41% degli incassi rispetto all’anno precedente. Il ritorno alla precedente modalità di pagamento potrebbe quindi determinare un’impennata del tasso di evasione, che attualmente si attesta al 3%, mentre fino al 2016 aveva raggiunto il 27%.
Una delle ipotesi più accreditate per il pagamento del canone Rai è quella di inserirlo all’interno della dichiarazione dei redditi, tramite Modello 730 o Modello Redditi PF. Altre proposte prevedono di affidare la riscossione alle Regioni, come già accade per le Province Autonome e le Regioni a Statuto Speciale, e ad altri modelli in vigore all’estero. Ad esempio, in Francia l’imposta TV è legata alla tassa sulla casa, in Israele alla tassa sull’auto, mentre nel Regno Unito e in Svizzera la riscossione è affidata a società di recupero crediti. Spagna, Belgio, Ungheria, Norvegia, Svezia, Finlandia e Turchia hanno invece eliminato il canone TV è stato eliminato, almeno formalmente, lasciando allo Stato il compito di distribuire fondi alle reti pubbliche, e quindi finanziando la spesa con le tasse dei contribuenti.
PER IL CODACONS VA ABOLITO
A sostenere l’abolizione del canone RAI è il Codacons, convinto che la TV pubblica possa fare a meno dei 1,8 miliardi di euro versati ogni anno dai contribuenti, tagliando qualche spreco e autofinanziandosi attraverso la raccolta pubblicitaria, come fanno le altre reti radiotelevisive.
Da rilevare, però che dai dati del Bilancio di sostenibilità RAI 2021, la componente di ricavi proveniente dalla pubblicità ammonta a soli 680 milioni di euro, pari a un quarto delle entrate totali. Un importo che da solo non copre i costi operativi. Sarà pertanto difficile che il canone venga totalmente abolito, ma è più probabile che sia individuato un nuovo metodo di pagamento.
L’ESONERO DAL PAGAMENTO
Sono esonerati dal versamento gli over 75 con reddito annuo non superiore a 8.000 euro e senza conviventi titolari di un reddito proprio (esclusi collaboratori domestici, colf e badanti); diplomatici e militari stranieri; funzionari stranieri di organizzazioni internazionali; personale civile e militare di cittadinanza non italiana appartenente alla NATO.