[A cura di: Federproprietà] Il governo Conte bis ha superato le “forche caudine” della fiducia sia alla Camera che al Senato ma non è certamente sfuggito a nessuno come nel discorso pronunciato dal riconfermato Presidente del Consiglio, con diversa maggioranza, non vi sia stato alcun riferimento specifico al settore immobiliare. Eppure questo garantisce circa il 20% del Pil italiano anche in un periodo di evidente crisi del comparto dovuta alla mancanza di attenzione da parte degli ultimi Governi.
È una condizione che tenderà ad aggravarsi con conseguenze catastrofiche sulle future politiche di crescita e di sviluppo. Per questo Federproprietà non ha esitato ad inviare un promemoria al presidente Conte, al Governo ed ai rappresentanti dei gruppi parlamentari in cui si evidenziano le più importanti misure da sottoscrivere immediatamente se si vuole tornare a scommettere sul settore immobiliare.
La priorità assoluta è mettere mano ad una riforma sulla fiscalità nei confronti dei proprietari di casa. Questo sia in termini di riduzione, perché non è possibile una tassazione talmente gravosa da disincentivare chi è intenzionato ad acquistare, sia in termini di semplificazione perché spesso le complicazioni burocratiche sono tali da indurre a recedere dalla richiesta di agevolazioni anche da parte di chi ne avrebbe pienamente diritto.
Oltretutto, se malauguratamente non si riuscisse ad evitare l’aumento dell’Iva previsto dalle clausole di salvaguardia sottoscritte, per il settore immobiliare sarebbe un autentico disastro visto l’immediato aumento di costi che si verificherebbe in tutti i settori dell’indotto.
Proprio per evitare tutto questo Federproprietà aveva già proposto, e adesso ne ribadisce la necessità, una cabina di regia a Palazzo Chigi con la partecipazione attiva dei rappresentanti di tutte le categorie di settore. A questo proposito è già stato proposto un disegno di legge per la istituzione di un tavolo permanente di confronto sui problemi delle politiche abitative.
Non si può e non si deve, quindi, sottovalutare la necessità di una strategia immediata per il rinnovo ed il recupero delle nostre principali città, a cominciare dalla Capitale, attraverso una politica urbanistica che preveda una riqualificazione delle nostre periferie attraverso l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, l’efficientamento energetico, tutela dell’ambiente unito a maggiore sicurezza, deciso miglioramento dei trasporti e gestione dei rifiuti.
E in quest’ottica viene vista la necessità del varo di un programma di edilizia sociale ed agevolata tenendo conto delle diversità territoriali e delle differenze di reddito, di non lieve entità, esistenti fra il nord, il centro ed il sud del nostro Paese. Il recupero degli alloggi delle case popolari Ater non utilizzabili per carenze di manutenzione se non addirittura strutturali; una verifica costante nella gestione degli affittuari e dei loro requisiti; un sistema di patto di locazione con futuro riscatto che induca ad una sempre migliore conservazione ed una diminuzione della morosità.
Rimettere in movimento il settore degli alloggi, sia pubblici che privati, vuol dire anche il recupero di tutte quelle aree industriali dismesse e degli immobili pubblici che non sono più utilizzati da anni.
Il Governo deve inoltre garantire uno snellimento nelle procedure burocratiche per la ricostruzione delle case distrutte nelle zone terremotate. I ritardi che si sono registrati nelle zone colpite dal sisma nell’Italia Centrale (Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio) sono imperdonabili soprattutto dopo le promesse profuse a piene mani agli abitanti di quelle zone. Questo richiede invece un testo unico normativo che acceleri gli interventi di ricostruzione privata, soprattutto se assistiti da finanziamenti pubblici in caso di calamità. Ugualmente si deve pretendere la messa in regola di tutti quegli edifici che non siano a posto con le attuali norme antisismiche, proprio per evitare future tragedie ma anche relativo dispendio del denaro pubblico.
Analogo programma dovrà essere posto in essere per la sicurezza di tutti gli edifici che si vengono a trovare in zona di evidente dissesto idrogeologico.
Non bisogna poi dimenticare il problema legato alle locazioni. Come da noi indicato con la proposta di legge numero 3009 presentata nella XVII legislatura e confermata nell’attuale, si devono tutelare i proprietari in caso di morosità, così come si deve allargare la cedolare secca al 10% per tutti i contratti di locazione a canone concordato compresi quelli ad uso non abitativo. È già stato ampiamente dimostrato che, soprattutto nei piccoli centri urbani, questo potrebbe essere l’unico sistema per rilanciare contemporaneamente l’economia e e l’occupazione senza alcun aggravio per lo Stato.
Nel quadro di queste proposte Federproprietà si è fatta sostenitrice anche della necessità di dimezzare le tasse sugli immobili soprattutto per le cosiddette seconde case. Non è infatti immaginabile che chi usufruisce di una abitazione al massimo per due mesi (sono poche le famiglie italiane che possano permettersi vacanze così lunghe) debba pagare più di chi usufruisce dei servizi pubblici per tutto l’anno. Del resto, ciò è facilmente riscontrabile tramite le utenze. Questo è uno dei motivi per cui sono sempre di più quelli che cercano di sbarazzarsi velocemente e a basso prezzo delle case ereditate dai genitori od acquistate quando la situazione economica del nostro Paese era sicuramente diversa. Federproprietà continuerà a ricordarlo ai nostri governanti.