Come già avvenne più di un anno fa, in occasione della sottoscrizione – tra Lega e M5S – del cosiddetto Contratto di Governo per il cambiamento, anche dalle “Linee di indirizzo programmatico per la formazione del nuovo Governo”, che dovrebbero essere la bussola dell’operato dell’Esecutivo a guida 5 Stelle e Pd, manca, sostanzialmente, qualsiasi riferimento alla casa, al condominio e al panorama immobiliare in genere.
Per carità, al punto 1 dell’accordo si fa cenno ad un’azione economica improntata, tra l’altro, al “perseguimento di politiche per l’emergenza abitativa”; ai punti 5 e 6 si menzionano “protezione ambientale, efficientamento energetico, economia circolare e ricostruzione post-sismica”: tutte tematiche che, in un qualche modo, hanno a che vedere con l’abitare nel suo complesso.
Ed è pur vero che la nuova bozza è molto meno dettagliata di quanto non lo fosse la precedente intesa.
Pur tuttavia, è innegabile che la materia afferente alla casa era per buona parte scomparsa dai radar del Governo gialloverde, e – forse anche per questo, per non essere stata, cioè tra le principali cause di dibattito e di scontro politico – sembra che, almeno nell’immediato, stenti a riapparire su quelli dell’Esecutivo giallorosso.
Il che, sta già sollevando più di qualche perplessità. Il primo ad esprimerle è il presidente Fiaip, Gian Battista Baccarini: “Il mercato immobiliare è il grande assente all’interno dei 26 punti della di M5s e PD. Ancora una volta, pur rappresentando il 20% del Pil, il settore non è nemmeno citato. Facciamo appello alle forze politiche che si stanno apprestando a governare l’Italia, perché possano valutare attentamente le politiche messe in campo da tutti i Paesi Europei nei confronti dell’immobiliare, politiche che hanno permesso a Spagna, Francia e financo alla Grecia di aumentare le percentuali del loro prodotto interno lordo. Ogni economista, alle prime armi, sa bene che edilizia e immobiliare sono settori anticiclici che non decentrano le loro produzioni. Dal 2011 (Governo Monti) la casa è stata usata come Bancomat da tutti i Governi che via via si sono succeduti: se veramente si vuole dare una svolta all’economia Italiana favorendo la crescita, si pensi a come eliminare o quanto meno abbassare i 23 miliardi di tassa patrimoniale che vengono pagati ogni anno dagli italiani proprietari di casa”.
Proprio il tema della patrimoniale, peraltro, era già stato oggetto di un altro intervento, nei giorni scorsi, a voce dello stesso Baccarini e del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa: “Prendiamo atto con soddisfazione della contrarietà del Movimento 5 Stelle, manifestata dall’on. Luigi Di Maio, a qualsiasi forma di patrimoniale. Confidiamo, però, che tale contrarietà riguardi anche la patrimoniale in essere sugli immobili. Si tratta, fra Imu e Tasi, di 22 miliardi di euro all’anno di tassazione su beni in molti casi privi di qualsiasi redditività. Una patrimoniale che dal 2012 sta deprimendo il mercato immobiliare e l’intera economia. Un Governo che si presenta come nuovo dovrebbe cominciare da qui la sua azione di rinnovamento”.