[A cura di: Atc Piemonte Centrale] Una contratto “a punti” per gli inquilini delle case popolari e l’introduzione della figura degli accertatori: una sorta di vigili urbani di condominio, tenuti a verificare che tutti rispettino le regole di civile convivenza e di uso degli spazi comuni. Sono le linee di indirizzo approvate dall’Atc del Piemonte Centrale per avviare un confronto ed un percorso normativo con la Regione Piemonte. Obiettivo: adottare “misure di contrasto alle violazioni delle regole sul corretto uso degli alloggi sociali e delle regole di serena convivenza tra i residenti nei quartieri di edilizia sociale”.
A dare l’ispirazione per il provvedimento al presidente Marcello Mazzù, che in Federcasa nazionale (l’associazione che riunisce gli enti omologhi di Atc) ha la delega alla mediazione sociale, è stato il lavoro svolto dall’Emilia Romagna, dove questo sistema è stato introdotto dalla legge regionale e funziona con successo da circa un anno.
In estrema sintesi, succede così: insieme al contratto d’affitto, l’inquilino riceve un punteggio iniziale, un po’ come per la patente. Nel caso in cui a suo carico si accertino violazioni al regolamento – dall’abbandono di rifiuti ingombranti agli esempi più gravi di vandalismi e danneggiamenti – gli vengono sottratti dei punti, a seconda della gravità dell’episodio; pena eventuali sanzioni pecuniarie (un po’ come succede quando non si fa la raccolta differenziata) fino alla perdita di tutti i punti, con l’estremo provvedimento della revoca del contratto.
“Dal monitoraggio dell’ultimo anno – si legge nel documento approvato dal Consiglio di amministrazione Atc – si rileva un preoccupante aumento di situazioni riferite ad episodi di criticità sociale, sfociati in taluni episodi addirittura in incendi, atti anticonservativi, esplosioni, allagamenti, generando nei fabbricati amministrati addirittura danni strutturali e rischi oggettivi per le persone che vi abitano. Emerge in maniera del tutto evidente che il mancato arginamento di determinate condotte o di determinate inclinazioni comportamentali, conseguente anche alla spiccata fragilità sociale dei nuovi assegnatari, può arrivare a generare episodi di deriva urbana pericolosi per la sicurezza dei residenti e incompatibili con una corretta gestione del patrimonio pubblico”.
Ecco dunque la necessità di escogitare un modo per favorire il rispetto delle regole e delle abitazioni.
“Non vogliamo certo dire che tutti i 30mila appartamenti che gestiamo sono abitati da incivili – spiega il presidente Mazzù –. Ma chi non rispetta le regole spesso tiene in ostaggio tutti i vicini di casa con comportamenti difficili da sanzionare. Di fronte a queste situazioni, chiediamo accertamenti alla polizia e, nei casi più gravi, sono direttamente gli inquilini a sporgere denuncia alle forze dell’ordine. Denunce che, secondo il nostro ufficio legale, sono in aumento, insieme alle richieste di cambio alloggio per problemi di conflittualità di vicinato. L’adozione di questo sistema ci darebbe strumenti per risolverli”.