[A cura di: Gianluca Palladino – direttore responsabile Italia Casa e Quotidiano del Condominio] Soddisfazione da parte di chi si sente “premiato”. Delusione di chi si ritiene penalizzato. Pressioni ad opera di chi sa che la strada verso l’approvazione della legge di Stabilità è lunga, e c’è dunque ancora spazio per provare a portare a casa qualche successo da rivendicare in seconda battuta nei confronti dell’elettorato, o degli associati, o dei followers, a seconda dei mittenti e dei destinatari.
Il disegno di legge di Bilancio approvato nella notte tra martedì e mercoledì non poteva che lasciarsi alle spalle la consueta scia di reazioni e polemiche. È il tradizionale gioco delle parti, e ci sta. È, soprattutto, la più tipica espressione del modo in cui in Italia si è soliti vivere la politica, tanto più nell’epoca delle giornaliere esibizioni di piazza e della perpetua comunicazione sui social network.
Ma nell’analisi di quello che è il documento programmatico di bilancio di un Paese come il nostro, reduce da un anno e mezzo di toni altissimi, di campagna elettorale permanente, di quotidiane schermaglie con Bruxelles, nonché dal recente, ennesimo, avvicendamento di Governo, non si può prescindere dalla situazione di partenza, e dunque, appunto, dalle premesse. E nemmeno si possono ignorare le potenziali alternative.
Sul primo versante, come è noto si trattava di salvare capra e cavoli, disinnescando l’aumento dell’Iva e contestualmente contenendo il deficit in una percentuale il più possibile vicina al 2%. Il tutto, possibilmente, scovando anche qualche risorsa per provvedimenti quali il sostegno ai lavoratori dipendenti, alle famiglie, alle politiche dell’abitare, agli indotti economici di casa e condominio.
Ora, la pur modesta riduzione del cuneo fiscale; i 600 milioni previsti per le azioni a beneficio dei nuclei familiari; il miliardo per il piano Rinascita Urbana con il finanziamento del fondo di sostegno all’affitto e la promozione di azioni tese a riqualificare ed incrementare il patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale; e ancora, la conferma dei benefici fiscali per l’efficientamento energetico, per le ristrutturazioni edilizie, per gli interventi anti-sismici, per il verde in condominio, nonché l’introduzione del nuovo bonus facciate , peraltro attualmente stimato al 90%.
Ebbene, queste ed altre misure non sono certo la panacea di tutti i mali sociali ed economici di questo Paese. E magari non sono il meglio in assoluto di quanto si potesse programmare. E certamente, rispetto a quanto prospettato, vi saranno non pochi aggiustamenti, come lascia presagire la dicitura “salvo intese” con cui il Governo ha dato il via libera al documento. Tuttavia, date le premesse, ci fanno giudicare in maniera complessivamente positiva la Legge di Stabilità che va delineandosi.
A maggior ragione – e questo è il secondo aspetto che non si può ignorare – se l’alternativa ventilata dall’attuale opposizione era quella, demagogica quanto oggettivamente irrealizzabile, di un abbassamento delle tasse per tutti e di miliardi di investimenti aggiuntivi facendo ricorso a chissà quali (in)disponibili risorse, con l’effetto di un ulteriore incremento del debito pubblico, di mesi di nuove tensioni con l’Europa, di innalzamento dello spread e di conti in rosso da scaricare nuovamente sulle nuove generazioni.
Fatta questa indispensabile premessa, le preoccupazioni espresse dalle rappresentanze della proprietà immobiliare sono legittime, ed investono principalmente due aspetti:
Secondo il presidente di Federproprietà, Massimo Anderson, che parla anche a nome del Coordinamento Unitario dei Proprietari Immobiliari (Federproprietà – Confappi – Uppi – Movimento per la difesa della casa), “malgrado le promesse, questo Governo tradisce gli impegni assunti nei confronti dei proprietari di casa aumentando del 2,5% l’aliquota della cedolare secca e colpendo, quindi, coloro che hanno colmato le gravi lacune dello Stato in materia abitativa e posto di fatto fine alla contrattazione in nero di tale materia”.
Ancora più duro il commento dell’avvocato Fabio Pucci, segretario generale dell’Uppi: “Non è giustificabile che ci possa essere un cosiddetto ritocco della cedolare secca sugli affitti a canone concordato in scadenza nel 2019. La cedolare secca è stata impostata dal legislatore al fine di evitare ogni ipotesi di evasione fiscale ed ha funzionato. Tornare indietro significa smentire quello che di buono questo governo sta cercando di creare, la lotta all’evasione fiscale. È contraddittorio e controproducente, tra l’altro, vanificare il lavoro dei sindacati della proprietà e degli inquilini, i quali dopo una serrata lotta hanno trovato il giusto equilibrio per favorire la locazione, togliendola dalle sacche dell’evasione fiscale”.
“Non c’è bisogno di ritocchi fiscali – continua Pucci –, anche per quanto riguarda l’imposta di registro, e quella ipotecaria e catastale, sono già balzelli onerosi che non incoraggiano e tutelano il mercato immobiliare. Non può essere sempre e comunque vessata la proprietà immobiliare a causa di una politica economica dissennata degli ultimi 20 anni che non lascia nelle tasche dei contribuenti qualcosa in più rispetto a quanto le tasse fanno già in modo vampiresco succhiando”.
Sulla stessa linea il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa: “Se il Governo dovesse confermare questa decisione sarebbe un clamoroso autogol. La cedolare sugli affitti calmierati è una misura sociale, condivisa da forze politiche, sindacati inquilini, operatori ed esperti del settore immobiliare. In questi sei anni di applicazione ha garantito un’offerta abitativa estesa, favorendo la mobilità di lavoratori e studenti sul territorio. Inoltre, come rileva la nota di aggiornamento del Def, la cedolare ha determinato una riduzione senza precedenti dell’evasione fiscale nelle locazioni. Insomma, c’è una misura che funziona, apprezzata unanimemente, ad alto impatto sociale: il Governo vuole davvero modificarla in peggio?”.
La domanda posta, in ultimo, da Spaziani Testa è quella che si pongono – a ragione – tutti i proprietari immobiliari e tutti gli inquilini che attualmente beneficiano di questa misura. Ma per rispondere, occorre fare i conti con una coperta quanto mai corta.
Starà all’Esecutivo Conte decidere, da qui ai prossimi due mesi, quali parti del corpo (elettorale) lasciare scoperte.