Nel 2015, la cedolare secca sugli affitti – cioè l’imposta sostitutiva attualmente applicabile solo a una parte delle locazioni abitative – ha fatto registrare un aumento di gettito del 17,9 per cento rispetto al 2014 (2 miliardi e 12 milioni di euro contro un miliardo e 706 milioni). Lo sottolinea Confedilizia, analizzando i dati forniti dal Dipartimento delle Finanze sulle entrate tributarie dello scorso anno. “All’incremento dei versamenti – rileva il Bollettino delle Finanze – si accompagna un aumento delle frequenze dei contribuenti versanti, segnale di un aumento nei soggetti che utilizzano questo regime di tassazione nei contratti di locazione immobiliare”.
A questo proposito, il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha dichiarato: “Il successo che sta riscotendo la cedolare secca, peraltro fortemente voluta da Confedilizia, nel campo degli affitti abitativi, conferma quanto sia stata giusta la scelta di introdurre un sistema di tassazione proporzionale e semplificato per i redditi derivanti da un bene già gravato da imposte di natura patrimoniale (attualmente, Imu e Tasi), con il quale tanti risparmiatori garantiscono la disponibilità di abitazioni in affitto in Italia. I dati delle Finanze dovrebbero indurre Parlamento e Governo a riflettere sulla necessità di estendere il più possibile questo regime virtuoso di imposizione, in particolare prevedendo l’applicabilità della cedolare anche agli affitti di negozi e uffici: in tale comparto, infatti, la somma di ben sette tributi a carico dei proprietari porta la tassazione ad erodere fino all’80 per cento del canone di locazione, senza contare le spese di manutenzione dell’immobile e l’eventuale indennità di avviamento. Si tratterebbe di una misura che avrebbe – fra gli altri – il pregio di aiutare il commercio e l’artigianato e di contribuire a combattere la desertificazione e il degrado di tante aree urbane”.