Se nei giorni scorsi la proprietà immobiliare aveva accolto con favore l’annuncio da parte del Governo di un’estensione della cedolare secca alle locazioni non abitative, a smorzare parzialmente gli entusiasmi è giunta la prima bozza della legge di bilancio 2019, datata 23 ottobre, secondo cui il regime di tassazione alternativa al 21% sarebbe introdotto esclusivamente per gli immobili che hanno ad oggetto “la vendita o la rivendita di prodotti”, ovvero solo per i negozi e non per tutti gli immobili diversi da quelli abitativi come gli uffici, i laboratori artigianali e gli immobili destinati alle attività alberghiere e ricettive.
Ad esprimere dissenso, in prima battuta, sono Gabriele Bruyére e Jean-Claude Mochet, rispettivamente presidente nazionale e presidente della Commissione fiscale dell’Uppi, a giudizio dei quali “questa limitazione è del tutto incomprensibile. L’applicazione della cedolare secca ai soli contratti di locazione che saranno stipulati nel 2019 ed esclusivamente nei casi in cui non risulti già in essere un contratto tra le medesime parti e per lo stesso immobile al 15 ottobre 2018, non considerando nemmeno i contratti che andranno a scadenza nel 2019, oltre a violare il principio di equità fiscale, limiterà l’applicazione della cedolare secca ad un numero minimo di immobili incentivando, invece, gli sfratti al fine di poter sottoscrivere, dal 2019, nuovi contratti con nuove parti e disincentiverà la stipulazione dei contratti fino al 31 dicembre di quest’anno”.
Tra l’altro, come rimarcano ancora Mochet e Bruyère, “nei convegni organizzati in merito dall’Uppi, tutte le forze politiche avevano aderito alla richiesta di aprire la cedolare secca alle locazioni che gravitano intorno a tutte le attività commerciali, alberghiere e artigianali, già fortemente in crisi a causa della recessione economica, e lo avevano promesso in campagna elettorale. L’Uppi ribadisce, dunque, che solo un alleggerimento della tassazione sulla proprietà immobiliare consentirà al settore di riacquistare spinta e di trainare l’economia del Paese intero verso la ripresa economica, contribuendo, così, al rispetto degli impegni europei in termini di rapporto deficit/PIL”.